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IL TRUST COME PROTEZIONE DEI BENI OLTRE CHE PER…

  • 28 Novembre 201328 Novembre 2013
  • by raffaele

 

L’incertezza economica aumenta il ricorso ai trust

La Crisi che il nostro paese sta attraversando , la  debolezza della congiuntura economica e l’incertezza politica stanno favorendo il ricorso al trust, soprattutto tra quanti vogliono programmare per tempo la successione di patrimoni complessi e per  la protezione dei beni oltre che in ambito societario ( imprenditori) anche e sopratutto beni privati in ambito  familiare. Lo strumento giuridico non è disciplinato dalla legge italiana, ma dal diritto anglosassone, tuttavia può essere utilizzato nel nostro paese considerato che l’Italia ha aderito alla Convenzione dell’Aia del 1985.  Sin dal 1992 è stata ammessa l’istituzione dei trust cosiddetti «interni», ovvero quelli su beni e fra soggetti italiani, con espresso rinvio a una legge regolatrice estera (in primis inglese) e la Finanziaria del 2007 ha riconosciuto l’istituto a livello fiscale.

Il contratto di trust  vede coinvolti tre soggetti: il disponente (settlor in inglese), cioè colui che conferisce il patrimonio al trust; il gestore (trustee), figura alla quale viene affidata la proprietà dei beni, ma non la disponibilità. Infatti è chiamato a gestirli nell’interesse del beneficiario (beneficiary), destinatario finale del trust. Il settlor, inoltre, ha la facoltà di nominare un protector ( in italiano guardiano), che di fatto monitora l’attività di gestione e interviene in situazioni straordinarie che rischiano di compromettere il patrimonio stesso.

Il  trustee, può essere  sia una persona fisica che una società , ditta individuale e comunque qualsiasi persona giuridica.

. Il beneficiario può risultate esistente nel momento in cui il trust viene costituito o meno (è il caso dei trust di scopo, destinati ad esempio ai futuri nipoti).

Con il conferimento i beni all’interno del trust,   risultano protetti dai creditori e le transazioni possono avvenire in maniera riservata.

Sempre più spesso lo strumento viene utilizzato per la gestione segregata di beni nelle procedure concordatarie e fallimentari proprio per la capacità di separazione e destinazione del patrimonio a finalità individuate.

Il trust è quindi una soluzione a disposizione del cittadino italiano che spesso non ha altri strumenti giuridici per tutelarsi e proteggere i propri beni.

 

In ambito di protezione familiare un trust può essere istituito per:

  • assistere e tutelare  minori , malati , disabili o comunque i più deboli;
  • dare sostegno economico a figli che vogliono sposarsi e creare una loro famiglia;
  • preservare e custodire i beni e il patrimonio della famiglia;
  • tutelare i minori in caso di separazione o divorzio dei genitori;
  • riconoscere gratitudine a persone che sono state d’aiuto.
  • per le coppie di fatto è uno strumento utile per la tutela in caso di decesso ma anche nell’ipotesi in cui il rapporto abbia termine

 

Il direttore generale di Bankitalia Dott. Rossi: “Il credito…

  • 8 Novembre 2013
  • by raffaele

Il direttore generale della Banca d’Italia Rossi commenta la situazione del credito in Italia: “Spero che nell’erogazione si tenga conto del merito, ma non sono sicuro che sia così”. A margine di una conferenza sul futuro dei giovani, Rossi si sofferma anche sul dato della disoccupazione giovanile.

“Spero che nell’erogazione del credito si tenga conto del merito, ma non sono sicuro che sia così”. Questo il commento del direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, a margine della conferenza dal titolo “Chi ha rubato il futuro ai giovani?”, nell’ambito del Festival della scienza, in corso a Genova. Le banche, secondo Rossi, dovrebbero aumentare la loro capacità di fare una intelligente selezione del credito. La struttura finanziaria italiana, per il dg di Bankitalia, dovrebber essere meno dipendente dal credito bancario.

“Alle banche si può chiedere di sostenere l’economia – ha dichiarato Rossi – ma non di lanciarsi in avventure o caricarsi di responsabilità pubblica”. Sono il Parlamento e il Governo a dover disegnare e mettere in atto politiche generali che aiutino la società e l’economia a uscire da una condizione che risale a molto prima della crisi, “perché -ha concluso – saranno almeno 20 anni che la nostra economia fa fatica nella competizione internazionale”.

Secondo il direttore generale della Banca d’Italia, la progressiva riduzione del credito registrata negli ultimi anni “è purtroppo il risultato di cinque anni di recessione. Dopo una crisi così grave, la più grave dal dopoguerra – ha spiegato – fare credito è diventato molto più difficile. Le imprese migliori, nonostante la recessione, hanno ridotto la domanda di credito. L’hanno aumentata, invece, le imprese che sono più in difficoltà, nei confronti delle quali – ha concluso – le banche esercitano una maggiore prudenza”.

Il direttore generale di Bankitalia si è soffermato a commentare anche il dato sulla disoccupazione giovanile: “preoccupa moltissimo, è uno dei pesi più insopportabili che l’economia e la società si ritrovano a fronteggiare”. Secondo Rossi per capire il motivo della situazione odierna bisogna risalire a cause lontane: “Dagli anni Settanta, quando si mise in movimento la slavina del debito pubblico, si sono messe in moto le condizioni per un uso distorto delle risorse pubbliche e questo ha finito per pesare, attraverso il debito pubblico, sulle generazioni successive”.

 

tratto da rainews24.it 02.11.13

Debito pubblico, ipotesi choc del Fondo Monetario Internazionale, Patrimoniale…

  • 16 Ottobre 201321 Ottobre 2013
  • by raffaele

 

Come nel 1992 se non peggio !

Una patrimoniale del 10% una tantum sulle famiglie per abbattere il debito pubblico dei Paesi dell’eurozona ai livelli di fine 2007, prima della grande crisi finanziaria. È l’ipotesi choc «studiata» dal Fondo monetario internazionale . Sarebbe «una misura eccezionale», scrive il Fmi nel suo rapporto di ottobre «Fiscal Monitor», per ripristinare la sostenibilità del debito dopo il brusco deterioramento delle finanze pubbliche di molti Paesi.

Il Fondo monetario internazionale  ipotizza una soluzione anti debito pubblico: un prelievo forzoso del 10%. Se avete sul conto corrente mille euro , ci sarà una trattenuta di 100 euro

Un’azione che farebbe ricordare  quel 6 per mille prelevato dal governo Amato nel 1992.

Per confermare che non si tratta di una falsa informazione , il documento firmato da Christine Lagarde sostiene la tesi con riferimenti storici. “Vi è una sorprendentemente grande quantità di casi”, afferma il fondo monetario internazionale. Il prelievo forzoso è stato “ampiamento utilizzato in Europa dopo la prima guerra mondiale, in Germania e Giappone alla fine della secoda”. Certo, la crisi è profonda, ma forse sfugge all’Fmi che Berlino e Tokyo erano uscite un tantino malconce dal conflitto. Come mai il Fondo non pensa alle conseguenze recessive? “Gli effetti della riduzione – si legge – sono comunque minori rispetto a quelli che avrebbe la perdita di credibilità risultante dalla mancata riduzione del reddito”.

ATTENZIONE : INTERESSI GONFIATI SUI MUTUI CASA DA PARTE…

  • 3 Ottobre 2013
  • by raffaele

Può una banca trattenere dai nostri conti correnti più di quanto dovuto? Ovviamente no, ma spesso e volentieri lo fa, e sta al cliente vigilare in questo senso affinchè le norme di legge vengano pienamente rispettate. Ancor di più nel caso dei mutui ipotecari per l’acquisto della casa, dove si segnalano le maggiori violazioni.

MUTUI – Nel contratto tipo per un mutuo ipotecario esistono varie clausole fra le queli l’interesse nominale annuo e l’interesse di mora. Il primo è il normale tasso d’interesse, ovviamente sempre al di sotto del “tasso soglia” (deciso ogni tre mesi dalla Banca d’Italia) sopra il quale scatta il reato di usura, mentre il secondo è un tasso d’interesse ulteriore da riconoscere in caso di mancato pagamento di una o più rate, che solitamente si aggira intorno al 3%. La somma dei due tassi, ove subentrasse anche il tasso di mora, non può a sua volta superare il tasso di soglia, situazione che invece si verifica più spesso di quanto non si creda. E in quel caso, è bene saperlo, la banca infrange la legge.
COME DIFENDERSI – Nel momento in cui viene superato il tasso di soglia il contratto è automaticamente nullo, e consente al cliente – per via legale – non solo di chiedere la restituzione degli interessi non dovuti, ma anche di non pagare quelli futuri (art. 1815 comma 2 Codice Civile), proprio perchè un contratto usurario è da intendersi nullo all’origine. Per controllare se esistano anomalie è nercessario richiedere alla propria banca l’estratto conto, il contratto di conto corrente o il contratto di finanziamento per mutuo (tutti documenti che la banca è obbligata a fornire per legge, insieme a tutti i documenti degli ultimi 10 anni). E’ possibile fare verifiche anche su conti correnti già chiusi, purchè da meno di 10 anni.

Per chi è in difficoltà economica è possibile sospendere…

  • 31 Luglio 20133 Luglio 2015
  • by raffaele

 

Il Fondo di solidarietà statale consente di sospendere il pagamento del mutuo per 18 mesi

Da circa 90 giorni è di nuovo attivo ilFondo di solidarietà statale che permette, per chi è in particolari condizioni disagiate, la sospensione del pagamento delle rate  per un periodo di 18 mesi. Vediamo quali sono i requisiti fondamentali per poter accedere a questa importante misura di sostegno sociale.

I requisiti per la presentazione della domanda

 

  • Occorre aver stipulato un mutuo da almeno un anno (non importa il tipo di tasso scelto con l’istituto bancario) di un importo non superiore a 250.000 euro.
  • Il mutuo deve essere stato stipulato per l’acquisto dell’abitazione principale ed il reddito familiare (il cd. Isee) non deve essere superiore a 30.000 eurocomplessivi.
  • E’ necessario, nei tre anni che precedono la richiesta, dimostrare di averperso il proprio posto di lavoro (non dimissioni o licenziamento per giusta causa), oppure la perdita di autosufficienza od invalidità per una percentuale superiore all’80% o, per ultimo, il decesso dell’intestatario del mutuo o di uno dei cointestatari.

Il modello per la richiesta può essere scaricato sul sito del Ministero del Tesoro oppure sul sito della Consap che gestisce il Fondo e, dopo aver compilato la domanda, il richiedente dovrà presentare la propria richiesta alla banca allegando l’Isee da richiedere presso un qualunque Caf e tutta la documentazione probante la perdita del posto di lavoro o delle condizioni sopra riportate.

La Banca, entro 10 giorni, inoltrerà telematicamente la richiesta alla Consap la quale dovrà dare risposta entro 15 giorni. La Banca, a questo punto, dovrà solo comunicaretempestivamente al richiedente il responso della Consap.

I fondi disponibili sono di circa 20 milioni di euro, ma pare che già sia previsto un rifinanziamento. Infatti già oltre 2.200 mutui sono stati sospesi per altrettante famiglie e entro la fine dell’anno il Fondo di solidarietà potrebbe essere finito.

Aumentano sempre di più le persone in povertà assoluta

  • 18 Luglio 2013
  • by raffaele

 

Crisi. Aumentano i poveri, record dal 2005

Cresce il numero di persone e di famiglie povere in Italia. Nel 2012 gli individui in povertà relativa sono risultati 9 milioni e 563mila pari al 15,8% della popolazione (13,6% nel 2011), 4 milioni e 814mila dei quali in povertà assoluta (i più poveri tra i poveri misurati sulla base di un paniere e servizi essenziali) pari all’8% della popolazione (5,7% nel 2011). E’ quanto rileva l’Istat nel Rapporto sulla povertà in Italia.

Il 12,7% delle famiglie è relativamente povero per un totale di 3 milioni e 232mila, il 6,8% delle quali lo è in termini assoluti pari a un milione e 725mila. Tra il 2011 e il 2012 è aumentata sia l’incidenza di povertà relativa (dall’11,1% al 12,7%) che quella di povertà assoluta (dal 5,2% al 6,8%), in tutte e tre le ripartizioni geografiche.
Per quanto riguarda la povertà assoluta, sottolinea l’Istat, si tratta del livello più alto mai registrato dal 2005, inizio della misurazione della povertà assoluta.

La crisi economica, spiega l’istituto di statistica, ha giocato un ruolo “fondamentale” nel peggioramento delle dinamiche della povertà. La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è pari a 990,88 euro (circa 20 euro in meno di quella dell’anno precedente, -2%). La povertà assoluta viene misurata sulla base di una lista di beni e servizi, varata da una commissione di studio nel 2005 insieme con l’Istat, per poter svolgere una vita dignitosa.

 

tratto Rainews24.it 17.07.13

Crisi, dati cgia allarmanti : troppe famiglie italiane indebitate

  • 9 Luglio 20139 Luglio 2013
  • by raffaele

Crisi, famiglie indebitate per 500 miliardi

Secondo un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia, dall’inizio della crisi al 31 dicembre 2012, l’indebitamento delle famiglie italiane è cresciuto di 134 miliardi, pari ad un aumento percentuale del 36,5.
Iin termini assoluti ha toccato quota 501,58 miliardi di euro, anche se va evidenziato che la punta massima registrata in questi ultimi anni è stata raggiunta alla fine del 2011, con 506,2 miliardi di euro.

Gli artigiani di Mestre sottolineano che tra il 2007 ed il 2012 l’inflazione è aumentata dell’11,2%. L’indebitamento medio delle famiglie italiane è di 19.387 euro e le province più esposte con il sistema bancario sono quelle lombarde: al primo posto troviamo Lodi, con un dato medio per famiglia pari a 27.831 euro, seguono Monza-Brianza, con 27.628 euro, Milano, con 27.407 euro e Varese, con 25.968 euro. L realtà provinciali meno esposte con il sistema bancario sono invece Vibo Valentia, con 9.094 euro, Enna, con 8.551 euro e l’Ogliastra, con 8.408 euro.

Per indebitamento medio delle famiglie consumatrici italiane si è inteso quello originato dall’accensione di mutui per l’acquisto di una abitazione, dai prestiti per l’acquisto di auto/ moto e in generale di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili.

Come mai le famiglie italiane nell’ultimo anno hanno ridotto lo stock di debito? ”Ho l’impressione – sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – che nell’ultimo anno molte famiglie abbiano deciso di saldare i propri creditori a scapito dei risparmi e dei consumi. L’insicurezza legata alla crisi economica, al timore di una impennata dei tassi di interesse e, in particolar modo, alla paura di perdere il posto di lavoro ha indotto moltissime persone a concentrare le proprie entrate e una parte consistente dei risparmi al pagamento dei debiti”.
Questo comportamento, legato anche agli aumenti delle tasse e del numero dei senza lavoro avvenuti negli ultimi anni, ha concorso a contrarre il reddito disponibile delle famiglie che, nel 2012, ha provocato un vero e proprio tracollo dei consumi: -4,3%. Niente a che vedere con quanto era successo negli anni precedenti: +0,1% nel 2011; +1,5% nel 2010 e -1,5% toccato nel 2009.

”Premesso che le province più indebitate sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati – prosegue Bortolussi – è evidente che tra queste realtà in difficoltà vi sono anche molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, le forti esposizioni bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare, ci devono preoccupare relativamente”.
Per la Cgia, tuttavia, si sta facendo strada un fenomeno molto pericoloso. ”La maggiore incidenza del debito sul reddito – conclude Bortolussi – la riscontriamo nelle famiglie economicamente più deboli: è chiaro che con il progressivo aumento della disoccupazione e la conseguente riduzione del reddito disponibile questa situazione è destinata a peggiorare. Non dimentichiamo, inoltre, che in Italia esiste un ampio mercato del prestito informale che non transita per i canali ufficiali. Vista la forte contrazione degli impieghi bancari avvenuta in questi ultimi anni, non è da escludere che questo fenomeno sia in espansione, con il pericolo che la piaga dell’usura si diffonda a macchia d’olio”.

tratto da rainews24.it  06.07.13

Tassi di usura ed anatocismo : Perquisizione della GDF…

  • 25 Giugno 2013
  • by raffaele

Udine, perquisizioni da parte della guardia di finanza alla Hypo Alpe Adria Bank Spa

 

La guardia di finanza di Udine ha effettuato una serie di perquisizioni per una frode da oltre 30 milioni di euro realizzata su 14mila contratti di leasing alla Hypo Alpe Adria Bank Spa. L’operazione è partita da un servizio andato in onda nei mesi scorsi su “Striscia la notizia” in merito ai tassi d’interesse applicati ai contratti di leasing: dopo la trasmissione, sono stati presentati alcuni esposti a procura e guardia di finanza.

“Hypo Alpe Adria Bank Spa conferma che, nell’ambito delle indagini relative alla tematica contratti di leasing indicizzati, la GdF ha effettuato, su delega della Procura delle Repubblica di Udine, una perquisizione presso la propria sede”. Lo riporta una nota della Hypo. La banca ha precisato che “una serie di indagini interne autonome e approfondite su quanto accaduto sono già state effettuate assumendo i conseguenti provvedimenti disciplinari interni”, tra i quali la presentazione, “all’indomani della rilevazione delle irregolarità, ‘motu proprio’ un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica, alla quale ha dato e continuerà a dare la più ampia collaborazione”.

La banca ha espresso fiducia “nell’attività investigativa degli organi competenti”, certa che “verrà fatta chiarezza nell’interesse della banca stessa, in quanto parte danneggiata, dei propri dipendenti e dei clienti”. La banca infine sta “procedendo con il ricalcolo dei contratti di leasing indicizzati e con i rimborsi alla clientela, già in parte effettuati e che stanno procedendo con la massima celerità”.

Secondo quanto si è appreso, i 14mila contratti, stipulati con soggetti privati e aziendali, avrebbero un valore complessivo di 2,7 miliardi di euro. Nelle condizioni contrattuali di questi contratti sarebbero stati applicati strumentalmente interessi non dovuti per circa 30 milioni di euro. Una cifra suscettibile di subire incrementi. Le indagini condotte dal comando di Udine della guardia di finanza, sotto la guida del colonnello Stefano Commentucci, sono state delegate dall’autorità giudiziaria e sono orientate a ricostruire l’esatto “quantum” degli interessi con tasso superiore rispetto a quello risultante dalle clausole contrattuali applicate dall’istituto di credito all’insaputa della clientela.

La procura di Udine ha anche delegato alla GdF il compito di individuare le singole responsabilità nell’istituto di credito, dove sono già indagati cinque alti funzionari. E’ indagato, per la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti di reato, anche lo stesso istituto di credito.

tratto da tgcom24.it
25.06.13

EMERGENZA EDILIZIA : LA CRISI PEGGIORE DELLA STORIA

  • 21 Giugno 201321 Giugno 2013
  • by raffaele

Oltre 11mila imprese edili fallite, 446mila posti di

lavoro in meno

 

“Il 2012 è stato per le costruzioni l’anno più nero” nella crisi “più intensa e più lunga nella storia del Paese”, sottolinea l’associazione dei costruttori Ance. Che calcola: da inizio crisi i posti di lavoro persi sono 446mila, con i settori collegati salgono a 669mila “come l’intera popolazione di Palermo”. Sono 11.177 le imprese fallite.

Abbiamo toccato il fondo”, sottolinea il rapporto dell’osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’Ance. “Mai così bassi gli investimenti”, che nel 2013 arrivano al sesto anno consecutivo di caduta, con un calo complessivo del 29%. Le imprese delle costruzioni che da inizio crisi hanno chiuso i battenti rappresentano il 23% dei fallimenti registrati in tutti i settori economici.

“Muore l’edilizia, muore la filiera”, evidenzia il rapporto, indicando che nel 2012 le consegne di cemento sono diminuite del 22,6% ed il fatturato del legno del 19%. Le stime per il 2013 indicano che gli investimenti “registreranno una ulteriore caduta del 5,6% rispetto al 2012”, nonostante l’effetto positivo degli interventi del governo su incentivi fiscali e debiti della P.a.

Per il 2014 sono due gli scenari possibili tracciati dall’associazione dei costruttori: senza politiche per il settore gli investimenti continueranno a calare del 4,3%, e vorrà dire che in sette anni le costruzioni avranno perso investimenti per 59,3 miliardi, il 32,1%.

Sarà “il tramonto dell’intero tessuto industriale dell’edilizia”. Se invece verranno messe in campo politiche per il settore, ed in particolare attuando le proposte dell’associazione dei costruttori (revisione Imu, messa a regime degli incentivi fiscali per ristrutturazioni e ecobonus, riattivazione del circuito del credito) gli investimenti potrebbero tornare a crescere, dell’1,6%.

Spendere 5 miliardi in infrastrutture nel 2014 aumenterebbe il Pil dello 0,33% e produrrebbe 44.500 posti di lavoro: una “manovra di rilancio” da mettere in campo nei prossimi 5 anni è possibile, sostiene l’Ance, senza sforare il limite del 3% di deficit e riducendo addirittura il rapporto debito/Pil”.

Dimezzate le compravendite di abitazioni
Da inizio crisi le compravendite di abitazioni si sono dimezzate, -49%, calcola l’associazione dei costruttori Ance, “riportandosi ai livelli di metà anni ’80, con una caduta vertiginosa solo nel 2012 di circa il 26%”. “Perch‚? Le banche hanno smesso di concedere mutui alle famiglie”. Poi, “troppe tasse sulla casa”.

In sei anni, emerge dall’osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’Ance, è del 58% il calo dei mutui concessi alle famiglie per l’acquisto di abitazioni. Mentre sul fronte del fisco, “sono 9 le voci di tassazione che gravano sugli immobili in Italia per possesso, vendita o locazione”. E “con l’Imu le imposte sugli immobili sono aumentate di 12 miliardi. L’Italia ha quindi raggiunto il Regno Unito in cima alla classifica dei Paesi con la più alta tassazione sulla casa”. L’Imu, poi, “a differenza dell’Ici ha reso non conveniente l’affitto a canone concordato”.

 

tratto da rainews24.it 19.06.13

La Banca richiede rientro dei debiti : Artigiano edile…

  • 7 Giugno 20137 Giugno 2013
  • by raffaele

 

La banca gli chiede i soldi, artigiano edile si

suicida

Vantava crediti verso altre aziende per decine di migliaia di euro, che non riusciva a riscuotere, un artigiano edile di 62 anni che si e’ suicidato a Mareno di Piave (Treviso), sparandosi un colpo di pistola alla testa. In base ai primi accertamenti dei carabinieri, l’impossibilita’ di poter pagare i propri fornitori avrebbe ridotto l’uomo in uno stato di angoscia che l’ha portato ad uccidersi. L’artigiano ha lasciato una lettera ai familiari chiedendo loro di perdonarlo.

Non riusciva a riscuotere i 100mila euro di crediti, spiega il Gazzettino, così i debiti crescevano e il pressing dei fornitori è diventato insostenibile. L’uomo è uscito dalla sua abitazione di Soffratta, in via San Felice, dove viveva con la moglie e due figli, e si è recato nel deposito dove teneva gli attrezzi da lavoro, a pochi metri dalla casa. Ha tirato fuori una pistola di fabbricazione tedesca, una Luger risalente al periodo della seconda guerra mondiale. Un residuato bellico detenuto illegalmente. Se l’è puntata alla testa e ha premuto il grilletto, ponendo fine ai suoi tormenti. Non a quelli della sua famiglia che adesso, oltre alle difficoltà economiche, dovranno affrontare il dolore ancora più grande della perdita del marito e padre.

libero.i7.06.13

 

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