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Economia reale ancora debole, debiti euro zona

  • 18 Febbraio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Draghi: l’economia reale non sta meglio, ripresa solo a fine 2013

Per vedere una “graduale ripresa” si dovrà aspettare “la seconda metà dell’anno”. Davanti alla Commissione Affari economici e monetari dell’europarlamento il presidente della Bce Mario Draghi allontana ancora il traguardo della ripresa, perché l’economia dell’eurozona, avverte, “resterà debole all’inizio del 2013 e poi avrà una graduale ripresa nel corso dell’anno”.
A giudizio di Draghi, le difficoltà attuali riflettono il fatto che “non c’è stato nessun miglioramento dell’economia reale, sebbene ci siano segnali di stabilizzazione”. Inoltre per Draghi l’outlook economico resterà “al ribasso.
Alludendo alle recenti pressioni del presidente francese François Hollande per un euro meno forte e meno penalizzante nelle esportazioni sui mercati internazionali, Draghi ha detto che “il tasso di cambio non è un obiettivo politico ma è imporante per i prezzi e per la crescita”.
“Abbiamo cominciato il 2013 con un contesto più stabile rispetto all’anno precedente per le riforme dei governi, ma servono sforzi più grandi per uscire dalla crisi e ristabilire stabilita e crescita”.

tratto da Rainews 24 18.02.2013

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Debiti: le famiglie italiane potranno finalmente ristrutturarli

  • 12 Febbraio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Debiti: le famiglie italiane potranno finalmente ristrutturarli

Se avete contratto un mutuo, un finanziamento finalizzato all’acquisto di un autovettura, più carte revolving ( carte di credito a rimborso rateale di norma mensile) e avete difficoltà rispettare i pagamenti alle scadenze pattuiti dai contratti, nei prossimi mesi potrete chiedere al giudice attraverso un istanza la ristrutturazione del debito al pari di come fanno le aziende.
Di fatto è stata inserita una specifica procedura all’interno nel decreto crescita 2.0 del gennaio 2013 per il privato cittadino consumatore che si è indebitata per motivi diversi rispetto alla propria attività lavorativa.
Il cittadino consumatore predispone un piano di ristrutturazione del debito da sottoporre al giudice, il quale valuterà la fattibilità, in base anche alle garanzie offerte e lo approverà senza richiedere nessun parere ai creditori.
La decisione spetterà al giudice che non solo valuterà la positività del piano e delle garanzie offerte, ma terrà conto della buona condotta del privato cittadino consumatore e la correttezza del comportamento potrà essere premiata con ” l’esdebitazione”, che sarebbe la nuova norma introdotta dal legislatore ( vale a dire che una volta liquidati i beni e valutata positivamente la condotta di chi chiede il piano , il giudice potrà concedere, in un periodo massimo di 4 anni , l’azzeramento dei debiti residui.
Finalmente una legge che tutela gli interessi dei singoli consumatori che hanno contratto dei finanziamenti e non sono più in grado di onorarli per motivi legati alla grave congiuntura economica; questa legge è già presente da 8 anni nei principali paesi europei come ad esempio la Francia.
Confidiamo nella prossima legislatura perchè renda chiarezza e venga semplificata la nuova norma, affinchè proceda rapidamente all’emanazione dei provvedimenti attuativi per l’istituzione degli organismi.
Comunque è in ogni caso l’ultima strada da seguire se non seguiti da società specializzate nella gestione del debito personale, come Debititalia oppure attraverso degli avvocati esperti in materia.
Ad Oggi le Banche e le finanziarie nella maggioranza dei casi si rendono disponibili a trovare un accordo , allungando il piano di pagamento oppure consolidando i finanziamenti o nei casi estremi con un accordo” ad HOC” chiudendo il debito a saldo e stralcio.

11/02/2013

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Mps, i conti non tornano

  • 29 Gennaio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Mps,non tornano i conti….

Mps, i conti non tornano: in 11 mesi bonifici per 17 miliardi
Come spesso succede nella vita degli esseri umani, i ‘guai’ non vengono mai da soli. E questa sembra essere una certezza, almeno in questo periodo, anche per Banca Monte dei Paschi di Siena, da una settimana al centro del vortice legato all’inchiesta sull’acquisizione di banca Antonveneta.
Dalle carte in possesso dai pm sono emersi bonifici internazionali per circa 17 miliardi di euro; operazioni effettuate dal 30 maggio 2008 al 30 aprile 2009, ossia nei mesi successivi il perfezionamento dell’acquisizione di banca AntonVeneta. Una cifra nettamente superiore ai 10,3 miliardi di euro che corrispondono all’esborso per l’acquisizione dell’istituto.
Secondo quanto si è appreso sotto la lente dei pm ci sarebbero in particolare due bonifici, rispettivamente da 2,5 miliardi e da 123,3 milioni, a favore di Abbey National Treasury Service Plc di Londra. A quanto si apprende queste operazioni interessano gli inquirenti perchè si tratterebbe di cifre che, secondo fonti vicine alle indagini, sarebbero successivamente rientrate in Italia, usufruendo dello scudo fiscale.
Oltre alle operazioni sui derivati, i magistrati senesi Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, titolari di un’inchiesta che ogni giorno sembra allargarsi, avranno presto le carte di due verifiche fiscali che hanno interessato altrettante operazioni fatte dal Monte.
La prima, che secondo quanto si apprende sarebbe appena iniziata, riguarderebbe la vendita portata a termine nell’autunno 2011 di Palazzo dei Normanni a Roma, l’ex sede delle esattorie.
La seconda verifica fiscale, gia’ conclusa nel 2012, avrebbe invece interessato una plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento, nel 2005, da parte di Mps di azioni Unipol, quando il gruppo assicurativo era impegnato nella scalata alla Bnl, poi non andata in porto.
La vendita di Palazzo dei Normanni, sempre secondo le stesse fonti, sarebbe stata chiusa a 142 milioni, e non 130 come sempre stato detto. Lo storico edificio, non lontano dal Colosseo, sorge su un’area di circa 6000 metri quadrati, con una superficie di 36 mila metri quadri.
L’edificio venne ceduto dal Monte a un fondo immobiliare gestito da Mittel. La verifica si concentrerebbe anche sulla velocita’ con cui venne chiusa la trattativa con l’acquirente direttamente dai vertici del Monte.
Tra le ipotesi, che sarebbero al vaglio degli inquirenti, anche quella direttamente collegata al bilancio della banca che, grazie alla vendita ‘veloce’, venne chiuso in utile. Senza contare che Immobiliare Sansedoni, societa’ partecipata del Monte e incaricata della vendita, avrebbe avuto in mano offerte migliori ma le cui trattative rischiavano di protrarsi per le lunghe. Vero e’ che anche il mercato immobiliare, in quel periodo, era gia’ quasi ai minimi e da tempo il Monte aveva messo in vendita il palazzo senza riuscire a trovare un acquirente.
La seconda verifica, chiusa nel 2012, avrebbe evidenziato una serie di competenze errate nella registrazione dei bilanci. In sostanza, il Monte grazie alle operazioni sul mercato sui titoli di Unipol avrebbe ottenuto una plusvalenza di 120 milioni di euro, portati a tassazione nel 2006 anziche’ nel 2005, quando – secondo le indagini – fu effettuato l’acquisto.
Non un semplice escamotage fiscale ma un’operazione, questa, che avrebbe consentito a Mps di ottenere un consistente vantaggio fiscale, con un risparmio del 95% grazie a una modifica del Testo unico.
Ancora carte per i pm che, forse anche per questo, continuano a respingere, con gentilezza ma altrettanta fermezza, l’assalto dei giornalisti. Sulla porta campeggia sempre il cartello con l’avviso, firmato dal procuratore Tito Salerno: “Si comunica che il procuratore della Repubblica e i sostituti procuratori non rilasceranno dichiarazioni in relazione alle indagini in corso sulla vicenda Banca Mps”. Stamani, prima di cominciare il lavoro di routine, i tre sostituti si sono riuniti per coordinare e dividersi quella che ormai e’ una ‘montagna’ di lavoro.
Ingroia: sento odor di tangenti “Se ne sente l’odore”. Antonio Ingroia risponde così alla domanda se pensa che alla fine nella vicenda dei Monti dei Paschi di Siena possa uscire fuori anche una storia di tangenti. “Si tratta comunque di un grave scandalo – aggiunge il leader di Rivoluzione civile- che toccherà alla magistratura approfondire”.
“E’ evidente – prosegue l’ex magistrato- che ci sia un malsano intreccio tra politica ed affari. Ribadisco come una delle nostre priorità sarà quella di cacciare la politica dalle banche e dalle fondazioni bancarie”. Quanto a eventuali ricadute elettorali in seguito al caso, Ingroia risponde: “Non credo che sia questo il problema”.
Alfano: pronti a commissione d’inchiesta “Noi siamo pronti a fare una Commissione d’inchiesta, non per firmare un progetto altrui, ma se lo riterremo la faremo, perche’ ci sono gli estremi di una tale gravita’ da immaginare una scelta di questo genere”. Cosi’ il segretario Angelino Alfano a proposito dello scandalo che riguarda Monte Paschi di Siena e dell’ipotesi di una Commissione d’inchiesta sui rapporti tra politica e banche. “Nella prossima legislatura,
dove noi pensiamo di andare al Governo, avremo come bussola il bene del Paese e quindi – ha aggiunto – non ci spaventeranno i compagni di viaggio su questioni come
queste”. Secondo Alfano, “andrebbe anche rivisitata la legge sulle Fondazioni di origine bancaria, non perche’ sia sbagliata, ma affinche’ l’autonomia degli istituti di credito dai partiti politici sia sempre piu’ vera e piu’ efficace”.
Cucchiani, Ad Intesa: i manager possono dire no alla politica “Le pressioni della politica? I manager potevano dire di no”. Lo afferma al Corriere della Sera, Enrico Tommaso Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, che parla del caso Mps e del mutato clima intorno all’Italia anche alla luce del Forum di Davos. Sulla vicenda della banca senese, Cucchiani afferma: “E’ un caso isolato e come tale viene percepito anche a livello internazionale. Si’ al prestito – aggiunge – o il sistema e’ a rischio”.
“Quando si dice che l’Imu serve a salvare il Montepaschi – spiega Cucchiani – si fa un collegamento improprio a meta’ fra assenza di logica e disonesta’ intellettuale. La verita’ e’ che con i Monti bond vengono tutelati i risparmiatori e l’economia reale: se si bloccasse il Montepaschi, allora si’ ci sarebbe un rischio sistemico”.
Anche sui derivati, secondo Cucchiani, circolano “valutazioni improprie”, poiche’ sono come la penicillina: se usati bene sono necessari. “Ammesso e non concesso che ci siano pressioni della politica – prosegue – la responsabilita’ e’ personale del manager. Puo’ dire di no e andarsene. A questo proposito ritengo improprie le critiche generalizzate alle fondazioni. Sono azionisti come tutti gli altri”.
Di rientro dal Forum di Davos, l’ad di Intesa San Paolo spiega di avere raccolto al Forum “la sensazione di un clima molto diverso rispetto all’anno scorso: non c’erano piu’ l’aria cupa, il disfattismo, le preoccupazioni per i mercati e per un disastro break up dell’euro, non sono piu’ presenti i timori per il “cigno nero”, cioe’ per un evento improbabile ma catastrofico come l’implosione della moneta comune”. In particolare, aggiunge Cucchiani, “l’Italia non e’ piu’ il malato d’Europa, lo prova non solo lo spread ma anche il fatto che nei confronti del Montepaschi ho avvertito una ‘curiosita” e un interesse circoscritti, nessuna preoccupazione di rischio sistemico”.
Comitato di stabilità: è solida
Mps ha “una situazione patrimoniale complessiva solida e le tensioni che lo hanno riguardata non producono effetti sul sistema bancario nel suo complesso”. Lo afferma il Comitato per la Stabilita’ Finanziaria riunito oggi al termine della riunione.

tratto da Rainews24.it 29/01/2013

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Sanità con 40 miliardi di debiti e le banche…

  • 8 Gennaio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Sanità con 40 miliardi di debiti e le banche non fanno prestiti

Fornitori di ospedali in ginocchio: i pagamenti tardano fino a tre anni. Solo il 5% degli italiani ha ottenuto finanziamenti nell’ultimo anno
Milano Le banche non prestano soldi. Lo Stato non paga (o lo fa con colpevole ritardo) quando si tratta di onorare le imprese fornitrici del settore sanitario.
Sembrerebbero due circostanze di per sé estranee, senza nessun punto in comune. Eppure sono due facce della stessa medaglia, di una crisi che ha reso, da un lato, i rapporti finanziari più instabili e, dall’altro, ha convinto i governi (quelli locali, ma soprattutto quello centrale) che i conti si possono mettere in ordine nascondendo la polvere sotto il tappeto e rinviando sine die il pagamento delle fatture.
Ma andiamo con ordine. Una ricerca di Western Union, società specializzata nei trasferimenti di denaro, ha evidenziato che l’Italia è in coda ai Paesi europei per concessione di credito. L’analisi, condotta sui dati della Banca Mondiale relativi al 2011, ha rivelato che nel nostro Paese solo il 5% dei cittadini dai 16 anni in su ha ottenuto un prestito dalle banche nell’ultimo anno. Anche nelle repubbliche baltiche di Lettonia e Lituania gli istituti di credito si fidano di più dei loro clienti (rispettivamente il 7 e il 6% ha ottenuto un prestito). Pure in nazioni dove il sistema bancario è sull’orlo del baratro, come Cipro (primo in Europa col 27%) e Spagna (11%), le banche sono un po’ più «generose» o meno malfidenti. Lontane anni-luce Germania (13%), Francia (19%) e Svezia (24%), segno che laddove la crisi ha fatto meno danni o ha addirittura prodotto benefici anche gli istituti sono meno restii a concedere credito.

Lo dimostra anche il più recente rapporto Abi sui mercati finanziari. A novembre 2012 i prestiti erogati dalle banche alle famiglie italiane sono diminuiti dell’1% su base annua. Non si tratta di «cattiveria», ma di un eccesso di prudenza: con i bilanci già appesantiti da miliardi di Btp (le cui quotazioni si sono riprese solo negli ultimi mesi), quale banchiere farebbe un prestito a famiglie che la congiuntura (e le supertasse del governo) ha reso più deboli oltreché più esposte alla possibilità di perdere il lavoro? D’altronde, rileva Western Union, la stretta del credito coinvolge anche i prestiti erogati da amici e parenti che in Italia coinvolgono solo il 3% delle persone «over 15» rispetto al 13% della media europea. E così, considerato che solo il 31% degli italiani ha una carta di credito, che per le banche è equiparata a un prestito, non c’è da stupirsi che il caro vecchio contante sia ancora il mezzo più utilizzato per i pagamenti anche se i conti via Internet sono sempre più utilizzati.

Ma possono i cittadini essere ritenuti affidabili quando è lo Stato stesso a non esserlo? È una domanda retorica. La risposta negativa, comunque, l’ha ricordata la Cgia di Mestre. I fornitori delle strutture ospedaliere devono ricevere almeno 40 miliardi di euro dalle Asl. E il dato, rileva la Cgia di Mestre, è ufficioso perché che Lazio, Campania, Abruzzo, Sicilia e Calabria non hanno comunicato l’ammontare dei propri debiti. In media, le Aziende sanitarie locali pagano dopo 300 giorni, ma nel Sud i tempi di pagamento possono raggiungere quasi tre anni: 973 giorni in Calabria, 894 giorni in Molise e 770 giorni in Campania. Con una media generale nella Pubblica amministrazione di 180 giorni che, secondo la Cgia, è destinata a crescere.
Un decreto legge del novembre scorso ha stabilito che dall’1 gennaio 2013 tutte le strutture sanitarie pubbliche dovranno pagare entro 60 giorni ma, ha sottolineato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, «è difficile pensare che le Asl, soprattutto quelle del Sud, riescano a rispettare la nuova tempistica». Molte strutture sanitarie, aggiunge, stanno sottoscrivendo contratti «con scadenze di pagamento ben al di sopra dei limiti stabiliti dalla legge, in barba alla direttiva europea contro il ritardo dei pagamenti». Ecco, l’escamotage è stato già trovato. Vallo a spiegare a chi è in ritardo con le tasse o con la rata del prestito…

tratto da il Giornale scritto da Gian Maria De Francesco

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Derivati, il giudice di Milano condanna quattro banche: confiscati…

  • 19 Dicembre 201218 Febbraio 2013
  • by raffaele

Il giudice di Milano Oscar Magi ha condannato a una pena pecuniaria di un milione di euro quattro banche (Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank) per la presunta truffa sui derivati stipulati dal Comune di Milano nel 2005. Si conclude così uno dei primi processi a livello internazionale che hanno affrontato la questione dei derivati. Il giudice ha disposto per i quattro istituti la confisca di beni per 88 milioni di euro.
Il giudice, oltre a dichiarare responsabili per la legge 231 del 2001 le quattro banche, ha condannato nove persone fisiche, tra manager ed ex degli istituti di credito, a pene comprese tra i sei mesi e gli otto mesi e 15 giorni. Tutte le condanne per i nove imputati sono con sospensione della pena, con il riconoscimento delle attenuanti generiche e con l’incapacità di contrattare per un anno con la pubblica amministrazione. Per il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, che ha coordinato l’inchiesta, si tratta di una “sentenza storica perché è stato riconosciuto il principio fondamentale che ci deve essere trasparenza da parte delle banche nel contrattare con la pubblica amministrazione”.

Risarcimento all’associazione dei consumatori
Il giudice ha anche riconosciuto un risarcimento di 50 mila euro a carico dei nove imputati condannati a favore dell’associazione dei consumatori Adusbef, unica parte civile del processo. Quattro imputati, invece, tra cui un ex dirigente del Comune di Milano, un ex consulente e due manager di JP Morgan sono stati assolti.

Deutsche Bank: “Ricorreremo in appello”
“Deutsche Bank rimane convinta di avere agito correttamente, come pure i suoi dipendenti. La banca intende, quindi, ricorrere in appello confidando in una risoluzione positiva del processo”. E’ quanto fa sapere l’istituto di credito in una nota diffusa dopo la decisione del giudice.

Ubs: “Disappunto per il verdetto”
Anche Ubs annuncia il ricorso in appello, esprimendo “disappunto per il verdetto emesso oggi nei propri confronti e in quelli dei due dei propri dipendenti attualmente impiegati e di un ex dipendente nell’ambito del procedimento dinanzi al tribunale di Milano, sezione penale”. Ubs “ritiene – prosegue la nota – che la propria condotta e quella dei propri dipendenti siano state del tutto conformi alla legge. Ubs e le persone coinvolte perseguiranno con determinazione tutte le possibilità di appello”.

tratto da tgcom24.it del 19 dicembre 2012

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