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Derivati, il giudice di Milano condanna quattro banche: confiscati…

  • 19 Dicembre 201218 Febbraio 2013
  • by raffaele

Il giudice di Milano Oscar Magi ha condannato a una pena pecuniaria di un milione di euro quattro banche (Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank) per la presunta truffa sui derivati stipulati dal Comune di Milano nel 2005. Si conclude così uno dei primi processi a livello internazionale che hanno affrontato la questione dei derivati. Il giudice ha disposto per i quattro istituti la confisca di beni per 88 milioni di euro.
Il giudice, oltre a dichiarare responsabili per la legge 231 del 2001 le quattro banche, ha condannato nove persone fisiche, tra manager ed ex degli istituti di credito, a pene comprese tra i sei mesi e gli otto mesi e 15 giorni. Tutte le condanne per i nove imputati sono con sospensione della pena, con il riconoscimento delle attenuanti generiche e con l’incapacità di contrattare per un anno con la pubblica amministrazione. Per il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, che ha coordinato l’inchiesta, si tratta di una “sentenza storica perché è stato riconosciuto il principio fondamentale che ci deve essere trasparenza da parte delle banche nel contrattare con la pubblica amministrazione”.

Risarcimento all’associazione dei consumatori
Il giudice ha anche riconosciuto un risarcimento di 50 mila euro a carico dei nove imputati condannati a favore dell’associazione dei consumatori Adusbef, unica parte civile del processo. Quattro imputati, invece, tra cui un ex dirigente del Comune di Milano, un ex consulente e due manager di JP Morgan sono stati assolti.

Deutsche Bank: “Ricorreremo in appello”
“Deutsche Bank rimane convinta di avere agito correttamente, come pure i suoi dipendenti. La banca intende, quindi, ricorrere in appello confidando in una risoluzione positiva del processo”. E’ quanto fa sapere l’istituto di credito in una nota diffusa dopo la decisione del giudice.

Ubs: “Disappunto per il verdetto”
Anche Ubs annuncia il ricorso in appello, esprimendo “disappunto per il verdetto emesso oggi nei propri confronti e in quelli dei due dei propri dipendenti attualmente impiegati e di un ex dipendente nell’ambito del procedimento dinanzi al tribunale di Milano, sezione penale”. Ubs “ritiene – prosegue la nota – che la propria condotta e quella dei propri dipendenti siano state del tutto conformi alla legge. Ubs e le persone coinvolte perseguiranno con determinazione tutte le possibilità di appello”.

tratto da tgcom24.it del 19 dicembre 2012

Sale il rischio povertà al 29,9%

  • 19 Dicembre 2012
  • by raffaele

Aumentano gli italiani a rischio povertà o esclusione sociale: il relativo indicatore sintetico ‘Europa 2020′ è cresciuto dal 26,3% del 2010 al 29,9% del 2011. La variazione negativa di 3,3 punti percentuali è la più elevata registrata nei Paesi Ue. E’ quanto emerge dal rapporto sulla coesione sociale Istat, Inps, ministero del Lavoro.

Nel 2011, ricorda il rapporto, in Italia le famiglie in condizione di poverta’ relativa sono 2 milioni 782 mila (l’11,1% delle famiglie residenti) corrispondenti a 8 milioni 173 mila individui poveri, il 13,6% dell’intera popolazione.

Nel corso degli anni, la condizione di poverta’ e’ “peggiorata” per le famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie in cui convivono piu’ generazioni.

Nel 2011, l’incidenza della poverta’ relativa e’ pari al 27,8% fra i minorenni se questi vivono con i genitori e almeno due fratelli (10,1% se si fa riferimento alla poverta’ assoluta), mentre e’ pari al 32% (18,2% nel caso della poverta’ assoluta) se vivono in famiglie con membri aggregati.

La poverta’ relativa mostra “alcuni segnali di miglioramento” fra gli anziani; tuttavia, una vulnerabilita’ in termini economici permane soprattutto nel Mezzogiorno, dove risulta relativamente povero il 24,9% degli anziani (7,4% quelli assolutamente poveri).

In generale, nel 2011 l’incidenza di poverta’ assoluta e’ pari al 5,2% corrispondente a 1 milione e 297 mila famiglie per un totale di 3 milioni e 415 mila individui (il 5,7% dell’intera popolazione), “sostanzialmente stabile” rispetto al 2010.

tratto da rainews24.it del 18 dicembre 2012

Scandalo Libor, Ubs patteggia: multe per 1,1 miliardi

  • 19 Dicembre 2012
  • by raffaele

“Alcuni collaboratori si sono comportati in modo inaccettabile, casi del genere non devono ripetersi”. Il numero uno di Ubs Sergio Ermotti sembra spiazzato ma deciso, 30 o 40 super manager dovranno lasciare la banca che per chiudere il contenzioso legale con le autorità di controllo americana inglese e svizzera ha deciso di pagare 1,1 miliardi di euro.
La maxi multa arriva dopo le ammissioni di Ubs: abbiamo partecipato alla manipolazione del tasso Libor, l’indice di riferimento del mercato interbancario, sulla base del quale si calcolano gli interessi sui mutui. Una mossa che ha consentito a un gruppo ristretto di grandi banche, con riunioni segrete nella City, di reperire capitali a prezzi più vantaggiosi. Barclays ha patteggiato una sanzione da 453 milioni di dollari quest’estate, oggi la sanzione contro Ubs.

L’attuale segretario Usa al Tesoro, Timothy Geithner era stato avvertito nel maggio del 2008, molto prima di quanto non fosse noto, del coinvolgimento di alcune
banche nella manipolazione del tasso Libor, l’indice di riferimento del mercato interbancario, sulla base del quale si calcolano gli interessi sui mutui. Lo rivela il Financial Times, secondo il quale Geithner, che all’epoca era presidente
della Fed di New York, era stato messo in guardia da una e-mail inviatagli da un collega, Hayley Boesky.
L’avviso faceva parte di una pressione più complessiva da parte della Fed di New York per spingere la Banca d’Inghilterra e l’associazione bancaria britanica a
riformare il sistema del Libor. L’indice era infatti calcolato sulla base delle indicazioni fornite alla British Bankers Association da un pool di banche internazionali. La e-mail di Boesky era indirizzata a Geithner e, per conoscenza, a tre colleghi, Meg McConnell,
Matthew Raskin e William Dudley, attuale presidente della Fed di New York.
Il bilancio di Ubs dell’ultimo trimestre dell’anno, a questo punto, prevede perdite per 2 miliardi. Ma la perdita maggiore, a ben guardare, è quella di credibilità di un sistema finanziario che nelle ultime settimane ha visto Hsbc coinvolta nel riciclaggio del denaro sporco dei narcos e Deutsche Bank accusata di frode fiscale. “La ricerca di rendimenti affatto realistici sembra radicata in una cultura dell’incoscienza”, tuona il Financial Times. Già. Ma a 4 anni dall’esplosione della crisi a Wall Street, dopo tagli al welfare, austerity e disoccupazione a livelli record in molti paesi, l’esposizione delle prime 4 banche americane sul mercato dei derivati è pari al triplo del prodotto interno lordo americano.

Impensabile, di colpo, tornare al Glass-Steagall Act dei primi anni ’30 che ‘ingabbiava’ la sete inestinguibile di ‘scommesse azzardate’ delle banche di Wall Street ma la famosa Volcker Rule in America e la proposta Liikanen in Europa, da tempo chiuse in un cassetto, ci ricordano che per evitare nuove distorsioni dei mercati, e nuove crisi dell’economia reale qualche regola nuova per la partita globale delle grandi banche internazionali servirebbe davvero.

tratto da rainews24.it del 19 dicembre 2012

Crisi, Bce: cresce la disoccupazione e cala il Pil…

  • 13 Dicembre 2012
  • by raffaele

Le condizioni del mercato del lavoro nell’Eurozona “sono ulteriormente peggiorate negli ultimi trimestri” e le previsioni “suggeriscono nel breve termine un ulteriore incremento della disoccupazione”. Questa la previsione della Bce, nel bollettino mensile. La Banca centrale europea si aspetta inoltre “un ulteriore indebolimento del Pil Ue nell’ultimo trimestre dell’anno, con una debole ripresa nel 2013”.
“L’economia”, continua Francoforte, “dovrebbe iniziare a recuperare gradualmente nel prosieguo del 2013 – poiché l’orientamento accomodante della politica monetaria della Bce e il netto miglioramento del clima di fiducia nei mercati finanziari si trasmetteranno alla domanda interna del settore privato – e il rafforzamento della domanda esterna dovrebbe sostenere la crescita delle esportazioni”.

“Il Consiglio direttivo continua a ritenere che vi siano rischi al ribasso per le prospettive economiche dell’area dell’euro”, spiega ancora l’Eurotower, “Tali rischi sono connessi in prevalenza alle incertezze sulla risoluzione delle questioni del debito sovrano e della governance nell’area dell’euro, ai problemi geopolitici e alle decisioni di politica di bilancio negli Stati Uniti, tutti fattori che potrebbero ripercuotersi sul clima di fiducia per un periodo più lungo di quanto ipotizzato al momento e ritardare ancora la ripresa degli investimenti privati, dell’occupazione e dei consumi”.

Bce: “Bene risanamento ma bisogna proseguire”
“Per promuovere la fiducia è fondamentale che i governi riducano ulteriormente gli squilibri sia di bilancio sia strutturali e proseguano nella ristrutturazione del sistema finanziario”, per quanto si siano già registrati “progressi significativi” su questo fronte. E’ quanto si legge nel bollettino mensile della Bce. “Proseguire sul percorso di risanamento delle finanze pubbliche dovrebbe ristabilire posizioni di bilancio solide”, si legge nel documento, “Sono già stati realizzati progressi significativi nella riduzione degli squilibri interni ed esterni e nel miglioramento della competitività”. “I continui interventi sul fronte delle riforme europee, strutturali e di bilancio dovrebbero rafforzarsi a vicenda e inviare un forte segnale ai mercati”, aggiunge Francoforte.

Bce: “Necessario ripristinare sostenibilità debito sul lungo periodo”
Nell’Eurozona, a livello di politiche di bilancio, “rimangono aperte alcune importanti sfide di breve periodo. In particolare, è innanzitutto necessario ripristinare la sostenibilità di lungo periodo del debito pubblico”. E’ quanto scrive la Bce nel Bollettino mensile di dicembre, aggiungendo che, in ogni modo, “la risposta delle politiche di bilancio alla crisi del debito sovrano si è finora dimostrata esauriente sotto molti aspetti”, in particolare, per “l’entità del risanamento che ha visto aggiustamenti strutturali di rilievo nei Paesi dell’area dell’euro sottoposti a programmi Ue/Fmi, per i progressi nel rafforzamento dell’assetto della governance europea, per il dibattito attualmente in corso su come completare la Uem attraverso l’integrazione finanziaria, fiscale, economica e politica”.

Tagliate le stime sulla crescita
Gli economisti della Banca centrale europea hanno abbassato le loro stime sulla crescita dell’area euro per il 2012 (fra -0,6% e -0,4%) e 2013 (fra -0,9% e +0,3%), formulando una previsione di crescita fra 0,2 e 2,2% per l’anno successivo. Le stime di tre mesi fa indicavano un Pil fra -0,6% e -0,2% per il 2012 e fra -0,4% e 1,4% per il 2013. Più moderate anche le previsioni d’inflazione, ora attesa al 2,5% medio per il 2012, fra l’1,1% e il 2,1% per il 2013 e fra lo 0,6% e il 2,2% l’anno successivo.

tratto da tgcom24.it

13 dicembre 2012

Con la crisi continua il crollo del mattone Secondo…

  • 12 Dicembre 201212 Dicembre 2012
  • by raffaele

11:13 – Il mercato immobiliare segna un nuovo e più pesante crollo: nel secondo trimestre, secondo le rilevazioni Istat, le compravendite sono in calo del 23,7% su base annua, la variazione tendenziale più sfavorevole dal primo trimestre 2008. Sempre nel secondo trimestre crollano anche mutui e finanziamenti con ipoteca immobiliare, che registrano una caduta annua del 41,2%.
Il mercato del mattone continua insomma a vivere un momento di profondo rosso. I dati sulla statistica notarile dicono che le compravendite immobiliari nel secondo trimestre 2012 sono state 167.721. Il 93,3% delle convenzioni (156.552) riguarda immobili per abitazione, il 5,9% (9.816) unità immobiliari ad uso economico. Rispetto al secondo trimestre 2011, scendono anche le compravendite di immobili a uso economico, diminuite del 24,8%.

Nel secondo trimestre del 2012 si registrano così le variazioni tendenziali più sfavorevoli dal 2008. Nonostante il temporaneo recupero delle convenzioni di compravendite segnalato nel terzo trimestre del 2011, in particolare per gli immobili ad uso economico, il trend è sempre caratterizzato dal segno negativo.

Grandi centri in sofferenza
Per le compravendite ad uso residenziale, dicono ancora all’Istat, il calo tendenziale registrato nei grandi centri (-21,8%) risulta più contenuto di quello nei centri minori (-25,1%). Anche per le compravendite ad uso economico il calo tendenziale risulta più marcato negli archivi che hanno sede nelle altre città (-27,0%) rispetto a quello che si osserva negli archivi con sede nei grandi centri (-21,0%).

Nel secondo trimestre 2012, sono 69.830 i mutui, i finanziamenti e le altre obbligazioni verso banche e soggetti diversi dalla banche, garantiti da concessione di ipoteca immobiliare. Rispetto ai 118.834 del secondo trimestre 2011, i mutui, i finanziamenti e le altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare sperimentano una flessione tendenziale del 41,2%.

Guardando al territorio nazionale, sono le Isole (-58,3%) a registrare il calo tendenziale maggiore per i mutui, i finanziamenti e le altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare, mentre nel Centro (-36,0%) il calo tendenziale risulta inferiore alla media nazionale (-41,2%). Mutui, finanziamenti e obbligazioni garantite registrano una diminuzione più contenuta negli Archivi notarili distrettuali con sede nelle Città metropolitane (-39,1%) e maggiore negli Archivi con sede nei centri minori (-42,7%).

tratto da tgcom.it

12 dicembre 2012

Confindustria sposta più in là la ripresa

  • 11 Dicembre 2012
  • by raffaele

“L’Italia è ancora in recessione, per il sesto trimestre consecutivo. E’ la seconda contrazione dell’economia in cinque anni, dall’inizio della crisi. Il nostro Paese è immerso in una profonda contrazione della domanda interna e della produzione, nella quale è ricaduto senza avere mai lontanamento recuperato i danni della precedente crisi”. E’ questo il panorama deolato e desolante del rapporto ‘Scenari economici: sulla ripresa grava la cappa dell’incertezza e della sfiducia, sostiene il Centro studi di Confindustria.
“L’orizzonte è ulteriormente offuscato dall’indeterminatezza dell’esito delle prossime scadenze elettorali”.
La crisi sarà più lunga
Il Csc prevede “che la crisi continuerà ancora per tutta la prima meta del 2013, ma a ritmi attenuati, lasciando il posto a una debole ripresa a partire dalla fine dell’anno prossimo. Nel complesso, rispetto alle stime elaborate in settembre, durerà un trimestre in più ma la perdita di prodotto non risultera cumulativamente maggiore per via di un profilo smussato dai dati della scorsa estate. Cosicché la variazione del Pil nel 2012 F meno negativa di quanto atteso: -2,1% da -2,4%. In compenso sara più ampia nel 2013 (-1,1% da -0,6%). Nel 2014 è previsto un modesto recupero: +0,6%”.
Nel nuovo scenario, sottolinea Confindustria, “l’inizio del recupero è spostato al quarto trimestre 2013, dal secondo”. “Avremo – spiega Luca Paolazzi, direttore del Centro studi di Confindustria presentando il rapporto – una variazione del Pil prossima allo zero nel terzo trimestre del 2013, poi ci sara un +0,2% nel quarto e rimarrà costante”.
I costi del rilancio
Per realizzare un’espansione degli investimenti a ritmi analoghi a quelli del decennio pre crisi servono finanziamenti aggiuntivi per 90 mld in 5 anni. Un gap finanziario che salirebbe a 196 mld se il credit crunch continuasse a tagliare i prestiti alle imprese del 2,5% annuo.

Il lavoro che non c’è
Il tasso di disoccupazione raggiungera’ l’11,1% a fine 2012 (10,6% in media d’anno) e
salira’ al 12,2% a fine 2013 (l’11,8% in media d’anno), contro il 10,7% e il 12,5% rispettivamente attesi nel rapporto di settembre. E’ l’ultima stima del Centro studi di Confindustria. Per il 2014 il tasso sara’ pari al 12,4% in media d’anno, che
arriva al 13,6% se si includono le ore di cig utilizzate.

tratto da rainews24.it

Roma, 11-12-2012

Crisi, oltre un quarto degli italiani a rischio povertà

  • 10 Dicembre 2012
  • by raffaele

Per l’Istat più del 50% delle famiglie percepisce meno di 2037 euro al mese. Bankitalia: nel mese di ottobre sono diminuiti i finanziamenti ai privati (-0,1%) e alle imprese (-2,9%)
Oltre un quarto degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale. Lo afferma l’Istat nel rapporto ‘Reddito e condizioni di vita’, precisando che nel 2011 il 28,4% delle persone residenti è a rischio povertà o esclusione sociale, in crescita di 2,6 punti percentuali rispetto al 2010.
E, oltre ad aumentare il rischio povertà, scendono ancora i prestiti e i mutui che le banche italiane concedono alle famiglie italiane, come evidenziano i dati diffusi da Bankitalia.

Istat: aumenta il rischio di povertà – L’Istat sottolineando che nel 2011 l’indicatore del rischio povertà è cresciuto di 2,6 punti percentuali rispetto al 2010 a causa dall’aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all’11,1%). Dopo l’aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell’8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%).
L’Istat rivela anche che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2010, un reddito netto non superiore a 24.444 euro l’anno, circa 2.037 al mese. Nel Sud e nelle Isole, metà delle famiglie percepisce meno di 19.982 euro (circa 1.665 euro mensili).

Bankitalia: “Calo prestiti a famiglie e a imprese” – Secondo i dati diffusi da Bankitalia i finanziamenti alle famiglie sono andati in negativo (-0,1%) ad ottobre dopo che a settembre la crescita era stata pari a zero. Pesante il calo dei prestiti alle imprese, che vede una diminuzione del 2,9%. In generale i finanziamenti al settore privato sono diminuiti dell’1,0% dopo il -0,9% di settembre. Le sofferenze bancarie a ottobre sono salite a 119,825 miliardi dai 117,618 miliardi di settembre.

Cala il Pil – Segnali negativi arrivano anche dalla produzione, con il prodotto interno lordo che si è contratto, secondo quanto riferisce l’Istat, dello 0,2% su base congiunturale nel terzo trimestre dell’anno, portando così il calo tendenziale annuo al 2,4%. Il dato conferma la stima preliminare diffusa a metà novembre. Il terzo trimestre del 2012 ha avuto due giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2011. La variazione acquisita per il 2012 è pari a -1,9%.

Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna sono diminuiti in maniera significativa, con cali dello 0,8% dei consumi finali nazionali e dell’1,4% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono diminuite dell’1,4%, mentre le esportazioni sono aumentate dello 0,5%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,9 punti percentuali alla crescita del Pil: -0,6 punti i consumi delle famiglie, -0,1 la spesa della Pubblica Amministrazione e -0,2 gli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla variazione del Pil (rispettivamente 0,2 e 0,6 punti percentuali). In termini congiunturali, il valore aggiunto dell’industria è aumentato dello 0,2%, mentre sono diminuiti quelli dei servizi (-0,2%) e dell’agricoltura (-6,7%). In termini tendenziali, il valore aggiunto ha registrato variazione negative in tutti i settori (-6,7% le costruzioni, -5,1% l’agricoltura, -3,9% l’industria in senso stretto e -1,3% i servizi).

tratto dato tg24. sky.it

10 dicembre 2012

Istat: quasi tre italiani su 10 a rischio povertà.

  • 10 Dicembre 2012
  • by raffaele

Oltre un quarto degli italiani, per l’esattezza il 28,4%, è a rischio povertà o esclusione sociale. Un futuro a tinte fosche dipinto dall’Istat nel rapporto “Reddito e condizioni di vita”, relativo al 2011: si sottolinea poi come la percentuale sia aumentata di 2,6 punti rispetto all’anno precedente. Secondo lo studio, il 20% di popolazione più ricco assorbe il 37,4% del reddito totale prodotto in Italia, mentre al 20% più povero va l’8%.
Dallo studio emerge dunque una situazione di forte disuguaglianza sul fronte ricchezza e benessere. Scendendo nel dettaglio, si vede infatti che per il 50% delle famiglie che vivono al Nord nel 2010 il reddito netto risulta superiore a 24.444 euro l’anno (circa 2.037 al mese), mentre le famiglie del Sud e delle Isole hanno un reddito medio pari al 73% di quello delle famiglie che risiedono al Nord.

Italia peggio della media europea
I fattori che sono stati presi in considerazione nell’indagine sono il rischio di povertà (calcolato sui redditi 2010), la severa deprivazione materiale e la bassa intensità di lavoro, individuando la quota di popolazione che sperimenta almeno una di tali condizioni. Il risultato è che il rischio di povertà o di esclusione sociale in Italia è nettamente più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%).

Rispetto al 2010, l’indicatore sul reddito e le condizioni di vita dell’Istat vede in crescita la quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all’11,1%); sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di chi vive in famiglie a bassa intensità di lavoro. Sopra la media europea soprattutto la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell’8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%).

Si saltano le ferie e si taglia sul riscaldamento
Aumenta il numero degli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l’abitazione (dall’11,2% al 17,9%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3% al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%).

Pensionati e famiglie monoreddito i più penalizzati
Il 19,4% delle persone residenti nel Mezzogiorno è gravemente deprivato, valore più che doppio rispetto al Centro (7,5%) e triplo rispetto al Nord (6,4%). Nel Sud l’8,5% delle persone senza alcun sintomo di deprivazione nel 2010 diventa gravemente deprivato nel 2011, contro appena l’1,7% nel Nord e il 3% nel Centro.

Le famiglie più esposte al rischio deprivazione sono quelle più numerose e/o con un basso numero di percettori di reddito. Si trovano più spesso in condizioni di disagio le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con tre o più figli minori. Le persone in famiglie a prevalente reddito da lavoro autonomo mostrano una minore diffusione della severa diprivazione di quelle sostenute dal lavoro dipendente o da pensioni; le famiglie di pensionati sono anche quelle che hanno mostrato i più evidenti segnali di peggioramento tra il 2010 e il 2011.

tratto da tgcom24.it

10 dicembre 2012

Monti: capisco i mercati, ma l’Italia avrà un Governo…

  • 10 Dicembre 2012
  • by raffaele

“Non sto considerando questa questione. In particolare in questa fase tutti i miei sforzi
sono concentrati nel completamento del tempo rimanente, che sembra limitato ma richiede applicazione intensa ed energia anche da parte mia”. Così il premier Mario Monti, rispondendo a Oslo alla domanda se stia pensando a candidarsi alle prossime politiche.
“Le reazioni dei mercati non devono essere drammatizzate – ha detto Monti a proposito della giornata pesante della Borsa italiana – Sono fiducioso che le
elezioni daranno spazio a una coalizione e a un governo altamente responsabile verso gli impegni europei e in linea con gli enormi sforzi già compiuti per il risanamento
strutturale del bilancio”. “Il governo attuale – ha poi sottolineato Monti – è pienamente in carica e lo rimarrà finché non si sarà insediato un nuovo governo”.
“Chiunque vinca le elezioni” sarà responsabile con gli “impegni presi con l’Europa”, ha aggiunto ancora Monti.

tratto da Rainews24.it

Oslo, 10-12-2012

Cgia: la stretta del credito mette a rischio le…

  • 6 Dicembre 2012
  • by raffaele

La crisi, la stretta creditizia e la pressione fiscale potrebbero mettere a rischio il versamento delle tredicesime da parte delle piccole imprese. Lo sostengono gli artigiani della Cgia di Mestre che rileva come ”la stretta creditizia ha lasciato senza soldi le Piccole e medie imprese e, tra il fitto numero di impegni finanziari e di scadenze fiscali previste per il mese di dicembre, sono a rischio i pagamenti delle tredicesime”. L’Sos è lanciato dal segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, che, in questi giorni, ha riscontrato un elevato numero di segnalazioni pervenute da molti piccoli imprenditori che si trovano in difficoltà per la mancanza di liquidità.

”Non siamo in possesso di alcuna statistica in grado di dimensionare l’entità del fenomeno, tuttavia – prosegue Bortolussi – le segnalazioni giunte in queste ultime settimane presso i nostri uffici sono state numerosissime. Da sempre il mese di dicembre presenta un numero di scadenze fiscali e contributive molto onerose”.

”Detto ciò, è probabile – aggiunge -, vista la scarsa liquidità a disposizione, che molti piccoli imprenditori decideranno di onorare gli impegni con il fisco e di posticipare il pagamento della tredicesima, mettendo in difficoltà, loro malgrado, le famiglie dei propri dipendenti”.

Il quadro generale, ricorda la Cgia, è pesante perchè dall’inizio di quest’anno la contrazione dei prestiti bancari erogati alle imprese è stata di 26,7 miliardi di euro (pari al -2,7%), mentre le sofferenze in capo al sistema imprenditoriale sono aumentate di 8,7 miliardi di euro (pari al +10,9%). Se consideriamo che la produzione industriale è scesa del 6,5% e gli ordinativi del 10,4%, appare evidente che la situazione delle imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, sia peggiorata drammaticamente.

tratto da Rainews24.it

Mestre, 04-12-201

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