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Crisi del debito: molte famiglie non riescono a pagare…

  • 18 Aprile 2013
  • by raffaele

Crisi, il 40% degli italiani teme di non riuscire

a pagare il mutuo

Ma c’è fiducia nell’euro: il 76% non vuol lasciare la moneta unica. Dramma delle imprese, nel 2013 chiudono 40 ditte al giorno

La preoccupazione maggiore delle famiglie italiane, quasi 4 su 10 (il 37,6%), è non riuscire a pagare le rate del mutuo per quest’anno. E’ quanto emerge da uno studio del Censis-Confcommercio. Per quasi il 30% ciò che preoccupa di più è, invece, far fronte alle scadenze delle tasse. Per il 12,6% l’assillo maggiore riguarda il rischio di riduzione dello stipendio mentre l’11,6% teme di perdere il lavoro.
Gli italiani vogliono restare nell’euro – L’ipotesi ventilata anche durante l’ultima campagna elettorale di un’Italia fuori dalla moneta unica non trova d’accordo i cittadini. Quasi otto italiani su 10 (76%) non vogliono abbandonare l’euro per tornare alla vecchia lira. Solo il 24% infatti pensa che se l’Italia uscisse dalla moneta unica per tornare alla lira, “si starebbe mediamente meglio”. E’ quanto emerge dall’Outlook Censis-Confcommercio sulla fiducia di imprese e famiglie. Bocciata anche l’ipotesi (75% no, 25% sì) di aumentare l’occupazione ricorrendo all’aumento della spesa pubblica.

Confcommercio, aziende senza credito – Cala ancora nel primo trimestre dell’anno, la quota di imprese che riescono a ottenere credito dalle banche. Secondo l’Outlook Censis-Confcommercio, nei primi tre mesi 2013 le aziende che si sono viste accogliere la richiesta di finanziamento sono crollare al 29,6% dal 34,2% dello stesso periodo di un anno fa. Strettissimo il rubinetto delle risorse che arrivano a destinazione: appena 3,4% le imprese finanziate nel primo trimestre, in calo di tre punti rispetto a un anno fa.

Nel 2013 falliscono 40 imprese al giorno – Nei primi 3 mesi del 2013 in Italia hanno portato i libri in Tribunale 3.637 imprese, il dato in assoluto peggiore relativamente al I trimestre dell’anno a partire dal 2009, con un aumento del 65% in 4 anni e del 13% rispetto al primo trimestre 2011. Questa escalation ha portato la media ad oltre 40 istanze al giorno (considerando anche i sabati e le domeniche). Dal 2009 ad oggi sono state ben 48.939 le imprese italiane che hanno a dichiarato fallimento. E’ quanto emerge dall’Analisi dei fallimenti in Italia di CRIBIS D&B.

La Lombardia è la più colpita – Dalla rilevazione risulta che la regione più colpita dai fallimenti è risultata essere la Lombardia (per altro l’area del Paese che presenta la maggior densità di imprese), con 848 casi ed un’incidenza sul totale nazionale pari al 23,32%. Dall’inizio del 2009 in questa regione sono state ben 10.819 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale. Al secondo posto di questa graduatoria si colloca il Lazio, con 385 fallimenti e un’incidenza pari al 10,59% sul totale nazionale: qui i casi dal 2009 ad oggi sono stati 4.848. Il Veneto, invece, si piazza al terzo posto con 312 casi, un’incidenza dell’8,58% e 4.609 fallimenti complessivamente rilevati in poco più di quattro anni. Seguono Emilia Romagna (308), Campania (291), Toscana (281), Piemonte (226), Sicilia (213), Puglia (169), Marche (136), Calabria (94), Sardegna (69), Friuli Venezia Giulia (65), Liguria (57), Abruzzo (54), Umbria (53), Trentino Alto Adige (38). Chiudono la classifica Basilicata (19), Molise (16), Valle D’Aosta (3).

tratto da tgcom24.it 18.04.13

Banca Mps : SEQUESTRATI UN MILIARDO E 800 MILIONI…

  • 16 Aprile 201316 Aprile 2013
  • by raffaele

Mps, la Finanza nella sede di

BankitaliaIspezioni e sequestro nel corso

dell’inchiesta sull’Istituto senese.

Non coinvolto Palazzo Koch. Sequestrati 1,8 mld di euro alla banca

giapponese Nomura.

Magistrati della procura di Siena e militari della guardia di Finanza sono da questa mattina nella sede della Banca d’Italia, a Roma. L’ispezione è per attività legate all’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.
Bankitalia è estranea al filone investigativo seguito in questa fase dai magistrati senesi. Ai dirigenti dell’istituto centrale sarebbero infatti stati notificati provvedimenti adottati dai magistrati toscani a carico di terzi.

Sequestrati 1,8 mld di euro alla banca giapponese Nomura – E’ di 1,8 miliardi di euro il sequestro che la Gdf sta eseguendo nei confronti di Banca Nomura su ordine della Procura di Siena nell’ambito dell’inchiesta su Mps. Circa 14,5 milioni di euro sono stati sequestrati anche a Mussari, Vigni e Baldassarri.

In una nota della procura di Siena si spiega che il sequestro (sono stati bloccati anche tutti i contratti in essere tra Bmps e Nomura relativi alla cosiddetta operazione Alessandria) è stato disposto a fini impeditivi e a fini di confisca per equivalente in relazione al reato di usura aggravata e truffa aggravata, commessa ai danni del Monte dei Paschi di Siena. I provvedimenti sono in corso di esecuzione a Siena, Roma, Milano, Bologna e Catanzaro.

Indagato presidente di Banca Nomura – Il presidente di Banca Nomura, Sadeq Sayeed, è indagato insieme al dirigente della stessa banca giapponese, Raffaele Ricci, per ostacolo aggravato all’esercizio dell’autorità di vigilanza, infedeltà patrimoniale aggravata e false comunicazioni sociali in concorso con Mussari, Vigni e Baldassarri nell’ambito dell’inchiesta su Mps.

tratto da tgcom24.it 16.04.13

Bce crisi del debito: Draghi striglia le Banche

  • 15 Aprile 2013
  • by raffaele

Draghi: “Le banche prestino a tassi ragionevoli”Il presidente Bce striglia gli istituti di credito: sconcertante la mancanza di finanziamenti alle Pmi

Se le banche in alcuni Paesi non prestano a tassi ragionevoli, le conseguenze per l’Eurozona sono gravi”. E’ l’allarme lanciato dal presidente della Bce, Mario Draghi, per il quale è “particolarmente sconcertante che le piccole e medie imprese soffrano più delle grandi aziende, visto che fanno i tre quarti dell’occupazione”.
Secondo Draghi i problemi della zona euro restano incombenti e perciò i governi devono compiere “ulteriori sforzi nella direzione dell’integrazione europea, per poter affrontare con successo i problemi principali posti dalla crisi”. “Lasciatemi essere chiaro: intraprendere riforme strutturali, il consolidamento di bilancio e il risanamento dei conti bancari non è né responsabilità né rientra nel mandato della politica monetaria”, ha spiegato il capo dell’Eurotower durante un incontro con gli studenti universitari ad Amsterdam.

“Pmi più colpite sul fronte del credito” – Nonostante una riduzione del livello di frammentazione sul fronte dell’attività di finanziamento, Draghi ha spiegato che comunque, in alcuni Paesi della zona euro, la politica monetaria accomodante portata avanti da Francoforte è riuscita solo in parte ad avere effetti benefici sulle condizioni di finanziamento di imprese e famiglie. “Le piccole e medie imprese – ha chiarito – sono quelle più colpite da questa situazione e la Bce sta studiando opzioni per fronteggiare il problema anche se, ha aggiunto, ad agire devono essere anche i governi ed altri soggetti”.

“Nessuna guerra valutaria” – Draghi è inoltre tornato sui temi del mercato dei cambi, affermando che al momento non c’è niente che possa essere definito una guerra valutaria. “Non c’è nessuna guerra valutaria” ha detto il numero uno della Bce, precisando che pur non essendo un target di politica monetaria, per la Banca centrale europea il cambio è “molto importante per la stabilità dei prezzi e per la crescita”.

tratto da tgcom24.com 15/04/13

Chiudiamo i debiti a saldo e stralcio per evitare…

  • 10 Aprile 201310 Aprile 2013
  • by raffaele

 

E’ quanto prevede il decreto “Salva Italia”

Pensioni e stipendi ora possono essere pignorati per intero

Brutte notizie per i lavoratori dipendenti e per coloro che percepiscono la pensione. Nelle pieghe del Decreto Salva Italia si rileva che sarà possibile da parte di eventuali creditori ottenere il pignoramento della pensione (cosiddetto pignoramento presso terzi). I pensionati rischieranno così di perdere tutta la rata mensile e non più solo un quinto, come previsto dal codice di procedura civile.
Lo stesso allarme è scattato anche per chi vive di busta paga. Il d.l. riguarderebbe infatti pure i lavoratori dipendenti percipienti salario mensile in busta paga. Sostanzialmente sarebbe stato legalizzato il superamento del limite del “quinto pignorabile” previsto invece dal codice di procedura civile.
Fermo restando quanto previsto dalle norme, è stato semplicemente trovato un escamotage che consente di rivalersi per intero, grazie al fatto che, da dicembre 2012, anche pensioni e stipendi, se superiori ai mille euro, non sono più pagabili in contanti ma esclusivamente tramite conto corrente bancario, postale o libretto di risparmio.
A partire dal mese di dicembre dello scorso anno, in coincidenza col pagamento della tredicesima, l’obbligo di accredito sul conto si è esteso a gran parte dei lavoratori dipendenti e dei circa 16 milioni di italiani che percepiscono una pensione giacchè molti di loro hanno superato il limite di legge.

 

tratto da rainews24.it 09.04.13

 

Debiti un’altra vittima , lo stato faccia qualcosa!

  • 10 Aprile 2013
  • by raffaele

 

Pressato dai debiti, si uccide albergatore delle Eolie

 

“Perdonami Dio. Perdonatemi Isabella e Manuela…”. Comincia con queste parole rivolte alla moglie e alla figlia la drammatica lettera che un albergatore di Lipari, Edoardo Bongiorno, 61 anni, ha scritto poco prima di togliersi la vita con un colpo di pistola. Un gesto, come spiega lo stesso albergatore nella sua ultima missiva, legato ai debiti che lo hanno distrutto fisicamente, moralmente e psicologicamente. Motivazioni analoghe a quelle che hanno spinto al suicidio un altro imprenditore sessantenne di Ferra. Anche lui ha lasciato un biglietto ai familiari dai toni accorati: “Senza lavoro non c’e’ speranza, senza speranza non c’e’ voglia di vivere”.

Sono solo le ultime due vittime, in ordine di tempo, di una crisi che sta devastando il tessuto economico e sociale del paese. La storia di Edoardo Bongiorno, uno dei piu’ noti operatori turistici delle Eolie, e’ in qualche modo emblematica. Il suo albergo, l’Hotel Oriente, e’ tra i piu’ antichi di Lipari. A fondarlo oltre cinquant’anni fa era stato il padre dell’imprenditore, Leonida Bongiorno, un personaggio a suo modo leggendario: militante comunista e partigiano, inviato al confino alle Eolie nel periodo fascista, fu protagonista di una tormentata storia d’amore con Edda, la figlia di Benito Mussolini.

Quella relazione, ricostruita attraverso le lettere dei due amanti rese note dal figlio, e’ stata raccontata da Marcello Sorgi nel suo libro “Edda Ciano e il comunista di Lipari”, che ha ispirato anche una fiction su Rai Uno. Per Edoardo Bongiorno, che per proseguire l’attivita’ del padre aveva abbandonato uno studio avviato di commercialista, quel piccolo albergo nel tipico stile eoliano, a due passi dal corso principale di Lipari, era tutta la sua vita.

Ma la crisi che ha investito il settore si e’ fatta sentire particolarmente alle Eolie, dove anche nel periodo pasquale i turisti hanno disertato le sette perle dell’arcipelago. Proprio ieri altri due alberghi “storici” di Vulcano, Le Sables noires e l’Eolian hotel, hanno annunciato la chiusura. Anche l’Hotel Oriente in questi giorni era chiuso, doveva riaprire i battenti tra qualche settimana, in vista della stagione estiva. Solo che a differenza del passato le prenotazioni erano calate drasticamente, mentre i costi salivano alle stelle.

Negli ultimi tempi Edoardo Bongiorno non era riuscito a nascondere le sue preoccupazioni per quella situazione economica sempre piu’ difficile da gestire. Stamani alcuni abitanti dell’isola lo hanno visto di buon mattino attraversare le strade del paese. Ha salutato tutti, come di consueto, poi e’ entrato nel suo hotel carico di ricordi, ha scritto la sua ultima lettera, ha preso la vecchia pistola Beretta calibro 7,65 del padre, che era stato ufficiale alpino, e dopo essere salito sul furgoncino blu dell’albergo si e’ sparato un colpo di pistola in bocca.

tratto da rainews24.it 09.04.13

Oltre le imprese , anche le famiglie rischiano il…

  • 9 Aprile 2013
  • by raffaele

Crolla il potere d’acquisto delle famiglie: -4,8%
Istat: “Dati neri per il 2012, giù anche il reddito: scende del 2,1% rispetto al 2011”

 

Nel 2012 il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici si è ridotto, tenuto conto dell’inflazione, del 4,8% rispetto al 2011. Secondo l’Istat nel quarto trimestre del 2012 il calo è stato ancora più accentuato, pari al 5,4% su base annua. L’anno scorso, peraltro, è calato del 2,1% anche il reddito disponibile delle famiglie consumatrici; anche in questo caso l’ultimo trimestre è stato nerissimo, con una riduzione del 3,2%.
Le famiglie non riescono a risparmiare – Nel 2012 la propensione al risparmio delle famiglie italiane è stata pari all’8,2%, con una diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente, rende noto Istat. Nel quarto trimestre del 2012, al netto della stagionalità, la propensione al risparmio è pari all’8,3%, con una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,9 punti rispetto al corrispondente trimestre del 2011.

La crisi colpisce anche la spesa – La spesa delle famiglie per consumi finali nel 2012 risulta in calo dell’1,6% a confronto con l’anno precedente. Lo riferisce l’Istat. In particolare, nel quarto trimestre è scesa del 2,1% in termini tendenziali.

E i profitti delle imprese diminuiscono – Nel 2012 la quota di profitti delle società non finanziarie è stata del 39%, registrando una riduzione di 1,1 punti percentuali rispetto al 2011. Lo comunica l’Istat, evidenziando che nel quarto trimestre del 2012 si è attestata al 38,5%, in diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,2 punti su base annua. La caduta della quota nel 2012 e’ stata determinata a una flessione del 4,2% del risultato lordo di gestione.

Crollo del potere d’acquisto, dati peggiori dal 1990 – La caduta registrata nel 2012 dal potere d’acquisto delle famiglie consumatrici, pari al -4,8%, è la variazione annua peggiore da quando è disponibile il dato, ossia dal 1990. E’ quanto fa sapere l’Istat, a seguito della pubblicazione del relativo comunicato.

tratto da tgcom24.it 09.04.13

Debiti Pubbliche amministrazioni : imprese al collasso rischio chiusura…

  • 9 Aprile 2013
  • by raffaele

 

“Disattesa la risoluzione del Parlamento”
Rete Imprese: è collasso, il governo non capisce

“Il provvedimento del Governo dimostra che non si è ancora compreso che il sistema delle imprese del terziario di mercato, dell’artigianato e dell’impresa diffusa è al collasso”. E’ quanto afferma in un comunicato il presidente di Rete Imprese Italia Carlo Sangalli che chiede l’immediato sblocco e modalità semplificate per l’accesso ai debiti P.A.
Secondo Sangalli “dopo ripetute, pressanti e precise indicazioni, si ignorano i due elementi fondamentali per rispondere alle emergenze delle imprese: immediato sblocco e disponibilità delle risorse e modalità semplificate di accesso”.
“Il provvedimento – sostiene Sangalli – non produrrà alcuno degli effetti auspicati e se non ci saranno interventi del Parlamento ci troveremo a dover affrontare gli stessi problemi da qui a pochi mesi. E’ grave che il Governo oltre a sottovalutare la sofferenza delle imprese, stremate dal credit crunch, consumi in caduta libera e pressione fiscale da record mondiale, abbia disatteso sia la risoluzione del Parlamento che le istanze che il sistema delle imprese ha più volte sollecitato. Infatti il meccanismo che viene riproposto, a conti fatti, rende quasi impossibile alle imprese il recupero dei crediti. Si fa dunque appello al Parlamento affinchè‚ il provvedimento definitivo possa rispondere effettivamente alle esigenze delle Pmi”.

tratto da rainews24.it 06.04.13

MPS , oltre ai debiti : sanzionata da Bankitalia

  • 9 Aprile 2013
  • by raffaele

 

Gravi violazioni nella gestione da parte di Mussari e Vigni

Sanzioni Bankitalia a ex vertici Mps per 5 milioni di euro

Sanzioni per oltre 5 milioni di euro agli ex vertici di Mps. E’ quanto disposto, riferiscono fonti finanziarie, dalla Banca d’Italia in relazione alle gravi violazioni nella gestione della banca.

Per l’ex presidente Mussari e l’ex dg Vigni la sanzione sarebbe superiore a 500mila
euro mentre per l’ex capo finanza Baldassarri circa 400mila.

In particolare le sanzioni sono state irrogate, rilevano le fonti, a seguito degli accertamenti ispettivi e per la violazione del controllo dei rischi e le carenze degli organismi di controllo. Si tratta di importi particolarmente elevati, anche tripli rispetto alle normali sanzioni, a causa della gravita’ delle fattispecie. In ogni caso, si tratterebbe di sanzioni per comportamenti individuali.

tratto da rainews24.it  04.04.13

Italia: crisi, debiti e disoccupazione

  • 26 Marzo 2013
  • by raffaele

 

Crisi,Ue: famiglie italiane le più bastonate

Il 15% sono in difficoltà mentre nell’ultimo trimestre c’è stata una brusca accelerata nella disoccupazione

L’Italia è il Paese che nel 2012 ha subito le peggiori conseguenze della crisi. Lo attesta il rapporto Ue sull’occupazione: “Lo stress economico ha avuto ripercussioni in Bulgaria, Cipro, Irlanda, Portogallo, Grecia, Spagna e soprattutto Italia, dove è salita al 15% la popolazione in difficoltà economica”. L’Italia ha anche il maggior calo di produttività (2,8% nell’ultimo trimestre 2012) e un aumento della disoccupazione sopra la media Ue (+0,5%).
L’Italia è il Paese, tra quelli più grandi d’Europa, dove la disoccupazione nell’ultimo trimestre 2012 ha subito l’accelerazione più marcata rispetto al trimestre precedente (+0,5%), seguono Polonia (+0,3%), Spagna (+0,1%) e Francia (+0,1%). E’ quanto si legge nel rapporto trimestrale sull’occupazione della Commissione Ue.

Male anche la produttività – “In seguito a crescita debole o negativa cala la produttività in Ue e l’Italia ha fatto registrare di gran lunga il suo calo più accentuato: -2,8% nell’ultimo trimestre 2012, dopo il calo ancora più forte del 3% del precedente trimestre”: lo scrive sempre la Commissione Ue nel suo rapporto sull’occupazione nei paesi europei.

tgcom24 26.03.13

Sud d’Italia: Continua perdita dei posti di posti di…

  • 21 Marzo 2013
  • by raffaele

 

 

 

Censis. Persi oltre 500 mila posti di lavoro, il 60% al sud in 4 anni

“Se non riparte il Sud a farne le spese e’ l’economia dell’intero paese: infatti le tendenze negative sono pari quasi al doppio della media nazionale, il che significa che per generare crescita e sviluppo bisogna invertire il ciclo negativo del Mezzogiorno”. Cosi’ il segretario nazionale della Cgil, Serena Sorrentino, commenta i dati del
rapporto Censis sul Mezzogiorno che evidenziano, tra l’altro, l’alta percentuale di Neet, i giovani che ne’ studiano ne’ lavorano, al Sud. Il dato rappresenta un “allarme nazionale”.

Il rapporto, sottolinea, “conferma quanto avevamo messo al centro del confronto con gli ultimi governi: istruzione ed occupazione sono i due settori da cui ripartire per affrontare la crisi. Il dato che preoccupa maggiormente e’ quello dei Neet. Non e’ un caso che superi il 35% in Campania e Sicilia dove la deindustrializzazione e’ piu’ forte e dove, a differenza della Puglia, non ci sono stati investimenti regionali su occupazione
e sviluppo”. Per questo, “dare attuazione al piano europeo ‘garanzia giovani’, comitati per l’attuazione del piano del lavoro per creare occupazione e collegamento dell’utilizzo dei fondi strutturali a programmi di azione nazionale su welfare,
ambiente, energia e infrastrutture – conclude Sorrentino – sono reali occasioni per rispondere alle emergenze sociali nel Sud”.

“Il Sud – rileva a sua volta la Cisl – ha pagato in questa crisi il prezzo più alto, in termini di perdita di posti di lavoro e riduzione dei redditi, il che mette a rischio la coesione sociale. Ecco perchè il nuovo Governo deve collocare le politiche per il Mezzogiorno al centro delle sue strategie di crescita. Il nuovo quadro di risorse che la Unione europea si appresta a stanziare, assieme alle dovute risorse ordinarie, deve consentire al nostro Sud di rilanciare l’industria e l’occupazione e rendere i processi sociali inclusivi soprattutto nelle città e nelle aree interne.

Per favorire l’occupazione nel Mezzogiorno, devono assumere un ruolo centrale, le infrastrutture materiali ed immateriali ed un’ istruzione soprattutto tecnica”.
Persi oltre 500 mila posti: il 60% al sud in 4 anni
I giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non si formano, i cosiddetti Neet, sono molto piu’ numerosi in tutte le regioni meridionali che nel
resto d’Italia. La loro incidenza media nel Mezzogiorno e’ infatti del 31,9% ed e’ superiore alla media nazionale che si attesta al 22,7%. A sottolinearlo e’ il Censis, che indica una situazione “da emergenza sociale” in Campania dove la quota sale al 35,2% e in Sicilia dove e’ al 35,7%.

Nel rapporto ‘La crisi sociale del Mezzogiorno’, il Censis sottolinea anche come la spesa pubblica per l’istruzione e la formazione nel Mezzogiorno e’ molto piu’ alta di quella destinata al resto del Paese: il 6,7% del Pil contro il 3,1% del Centro-Nord, ovvero 1.170 euro pro-capite nel Mezzogiorno rispetto ai 937 del resto d’Italia (ovvero il 24,9% in piu’).

Eppure, il tasso di abbandono scolastico e’ del 21,2% al Sud e del 16% al Centro-Nord, i livelli di apprendimento e le competenze sono “decisamente peggiori”. Inoltre il 23,7% degli iscritti meridionali all’universita’ si e’ spostato verso una localita’ centro-settentrionale, contro una mobilita’ di solo il 2% dei loro colleghi del Centro e del Nord.

Censis: aumenta divario fra nord-sud
La crisi ha allargato il divario Nord-Sud. Tra il 2007 e il 2012 infatti, nel Mezzogiorno il Pil si e’ ridotto del 10% in termini reali a fronte di una flessione del 5,7% registrata nel Centro-Nord. Nel 2007 il Pil italiano era pari a 1.680 miliardi di euro, cinque anni dopo si era ridotto a 1.567 miliardi. E’ quanto emerge dal Rapporto “La crisi sociale del Mezzogiorno” realizzato dal Censis presentato oggi a Roma da Giuseppe De Rita e
Giuseppe Roma, presidente e direttore generale del Censis.
Nella crisi abbiamo perso quindi 113 miliardi di euro, molto piu’ dell’intero Pil dell’Ungheria, un Paese di quasi 9 milioni d’abitanti. Di questi, 72 miliardi di euro si sono persi al Centro-Nord e 41 miliardi (pari al 36%) al Sud. Ma la recessione
attuale e’ solo l’ultimo tassello di una serie di criticita’ che si sono stratificate nel tempo: piani di governo poco chiari, una burocrazia lenta nella gestione delle risorse pubbliche, infrastrutture scarsamente competitive, una limitata apertura ai
mercati esteri e un forte razionamento del credito hanno indebolito il sistema-Mezzogiorno fino quasi a spezzarlo.
Ma non solo, nel confronto con i grandi sistemi dell’euro zona l’Italia e’ il Paese con le piu’ rilevanti diseguaglianze territoriali. Il Centro-Nord (31.124 euro di Pil per abitante) e’ vicino ai valori dei Paesi piu’ ricchi come la Germania, dove il Pil pro-capite e’ di 31.703 euro. Mentre i livelli di reddito del Mezzogiorno sono inferiori a quelli della Grecia (17.957 euro il Sud, 18.454 euro la Grecia).

tratto da rainews24.it

19.03.2013

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