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Standard & Poor’s accusa le banche italiane di aver…

  • 5 Giugno 2013
  • by raffaele

Crisi/ S&P accusa le banche italiane: “Hanno

tolto 44 miliardi alle pmi”

 

Sempre piu’ aziende italiane, anche di medie dimensioni, aumenteranno nei prossimi anni il ricorso alle emissioni obbligazionarie per far fronte alla stretta sul credito bancario. E’ quanto emerge da uno studio di Standard & Poor’s, che sottolinea come le compagnie del paese l’anno scorso abbiano emesso debito netto per 20 miliardi di euro per compensare una riduzione dei flussi di prestiti dalle banche pari a 44 miliardi di euro.

Al momento, ricorda l’agenzia di rating, le aziende italiane ricavano dalle banche il 90% del loro fabbisogno di finanziamento, una fonte destinata a diventare sempre piu’ arida a causa della lunga fase di deleveraging e riassestamento dei conti che attende gli istituti di credito del paese.

A spingere le imprese a ricorrere in modo piu’ ingente alle emissioni obbligazionarie, prosegue Standard & Poor’s, contribuiranno inoltre recenti interventi normativi che le agevolano, anche dal punto di vista fiscale. Si tratta di un’evoluzione che potrebbe rivelare dei vantaggi, riflette Renato Panichi, analista di Standard & Poor’s.

“Crediamo che un maggiore ricorso al mercato obbligazionario potrebbe aiutare a migliorare la struttura del capitale delle aziende italiane e ridurne i rischi di rifinanziamento perche’ allungherebbe’ i tempi di maturazione dei bond e diversificherebbe la platea di investitori”, afferma Panichi.

Il processo di progressiva sostituzione di una fonte di finanziamento con l’altra, avverte pero’ lo studio, rischia di essere lungo e difficile in quanto gli investitori istituzionali italiani non hanno dimostrato finora una grande propensione all’acquisto di obbligazioni di medie imprese, che all’80% attraggono investitori stranieri. Ed e’ proprio l’assenza di un mercato interno sufficiente, aggiunge Standard & Poor’s, che ha tenuto finora le emissioni sotto quota 200 milioni di euro.

tratto da libero.it 05.06.13

Anatocismo, il 14 febbraio vinta la causa che rappresenterà…

  • 3 Giugno 2013
  • by raffaele

Anatocismo,Codacons vince causa rimborso

A Bologna, ‘vinta resistenza Carisbo opposta a cliente’

 

Il Codacons ha reso noto di aver vinto a favore di un proprio associato la resistenza opposta dalla Carisbo alla richiesta di un cliente della banca per la restituzione delle somme pretese negli anni dalla banca a titolo di interessi anatocistici (cioe’ gli interessi applicati sugli interessi) e commissioni di massimo scoperto. Il caso e’ stato esaminato dal Tribunale di Bologna e deciso con sentenza. ”Una sentenza – dice il Codacons – che rappresenta un precedente giuridico”.

Incubo mutui: ok solo a 5 domande su 100

  • 31 Maggio 2013
  • by raffaele

Ottenere un mutuo o un finanziamento da una banca è una veraimpresa per tutti. Ma per alcune categorie si tratta addirittura di unamission impossible. In generale, negli ultimi sei mesi sono stateaccolte soltanto cinque domande su cento. E, se per quadri e funzionari la percentuale sale oltre il 14%, per operai e forze armatesi scende anche sotto la media: per i primi il prestito viene concesso al 3,5% del totale, per i secondi al 4,4%.

Mutui più facili per quadri e insegnanti – I dati si riferiscono al periodo compreso tra ottobre 2012 e marzo 2013. La ricerca, effettuata da Facile.it in collaborazione con Mutui.it, mette in evidenza che, oltre ai quadri aziendali, evidentemente favoriti nella concessione del prestito, sono a sorpresa in una posizione di vantaggio anche gli insegnanti: sono il 10,7% del totale le richieste che vengono accolte dagli istituti di credito. Sopra la media ci sono inoltre i medici, con il 7,6%, ipensionati (7%), i dirigenti (6,6%).

Per gli statali “sportelli” aperti – In linea con la media nazionale, e quindi al 5%, figurano invece le categorie degli impiegati e dei liberi professionisti. “Non tutti gli italiani, di fronte alla crisi, disponbono degli stessi strumenti per affrontare questa congiuntura economica – dice Lorenzo Bacca, responsabile della business unit mutui per Facile.it – ed è chiaro che alcune categorie professionali possano con più agio gestire la richiesta di mutuo; desta stupore, tuttavia, che la figura dell’insegnante risulti tra le più facilitate a ottenere il finanziamento. Evidentemente, più che gli stipendi bassi, a loro favore giocano i contratti statali che sono, per le banche, anche i più sicuri”.

Valore dei mutui e problemi di età – L’indagine dice anche qual è il valore dei prestiti concessi: ai dirigenti vanno quelli più elevati (la media è di 140mila euro). Seguono i liberi professionisti (131mila), mentre in terza posizione gli insegnanti (129mila euro). Operai e pensionati in fondo alla classifica: i primi per disponibilità economica limitata, i secondi per limiti di età, si devono accontentare rispettivamente di 108mila e di 100mila euro.

Sul fronte della percentuale che viene finanziata con il mutuo sul valore dell’immobile, faticano di più a ottenere il finanziamento le categorie alle quali serve, appunto, una percentuale maggiore. Gli appartenenti alle Forze armate chedono e ottengono il 63% del valore della casa, agli operai va il 61%, agli impiegati il 58%. In coda alla classifica ci sono i medici (33%), i pensionati (34%), i dirigenti (38%).

Nessuna sorpresa sull’età media dei richiedenti: i pensionati sono i più anziani, con i loro 58 anni, ma anche quelli con una durata del mutuo ai minimi (solo 16 anni). I più giovani al momento della domanda sono operai e membri delle Forze armate, a 36 anni. Gli operai sono la categoria con la durata media massima per il rimborso del mutuo: impiegano ben 28 anni.

tgcom24.it
11.04.13

L’italia è sull’orlo del baratro tra disocuppazione , debiti…

  • 23 Maggio 201323 Maggio 2013
  • by raffaele

 

Squinzi: “Disoccupazione è un male sociale”

Il presidente di Confindustria duro sulla politica fiscale italiana

e poi: “Imprese pronte a supportare il governo con investimenti

e occupazione”. Enrico Letta: “Siamo dalla stessa parte”

La mancanza del lavoro è la madre di ogni male sociale”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. “Va affrontata in maniera strutturale e con equilibrio, intervenendo su costo, produttività e regole”, ha aggiunto. Le imprese “sono pronte a supportare il governo con investimenti e occupazione”. Oltre ad essere “punitivo”, il fisco italiano è “opaco, complicato, e incerto. E’ quanto di peggio si possa immaginare”.

Fisco ed efficienza energetica, confermata la detrazione del 55% – Un aiuto importante agli italiani sul fronte fiscale arriva però dalla conferma della detrazione fiscale del 55% sugli interventi di efficienza energetica negli edifici, comunicata all’assembea di Confindustria dal ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato e concordata con il ministro dell’Economia: la misura, in scadenza il 30 giugno, sarà prolungata fino alla fine dell’anno.Contrastare credit crunch – Negli ultimi 18 mesi lo stock di prestiti erogati alle imprese “è calato di 50 miliardi: un taglio senza precedenti nel dopoguerra”. Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: “Quasi un terzo delle imprese ha liquidità insufficiente rispetto alle esigenze operative. Dobbiamo contrastare la terza ondata di credit crunch”.

Dare vita a una vera politica di qualità – Confindustria “da tempo insiste per misure concrete per l’aumento del tasso di crescita e dell’occupazione”, ribadisce rivolgendosi al governo il leader degli industriali Giorgio Squinzi. Che chiede “coraggio di applicarle. Cioè di dare vita ad una vera politica di qualità del bilancio pubblico, di ricomposizione delle entrate e delle uscite, in modo da promuovere la crescita senza intaccare la solidità del bilancio stesso, anzi rafforzandola proprio grazie ad una crescita più elevata”. Se non ci saranno “interventi decisi e concreti”, avverte Squinzi, “la crescita non supererà per molto tempo lo 0,5% annuo, del tutto insufficiente a creare lavoro e a risollevare i destini di tantissime imprese”.

Industria fa acqua da Nord a Sud – 
“Il Nord sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta”. Il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, lo ha sottolineato all’assemblea dell’associazione degli industriali dopo aver parlato anche delle “debolezza strutturali” del Mezzogiorno, “una parte del Paese in cui lo sforzo per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione assume le caratteristiche di una vera e propria sfida per la sopravvivenza”.

Tenuta sociale messa a dura prova – “La tenuta del tessuto sociale è messa a dura prova”, ha detto ancora Squinzi, spiegando che “le unità di lavoro sono calate di 1,4 milioni. L’occupazione è diminuita pericolosamente, crollata tra i più giovani. I disoccupati sfiorano i tre milioni”. Ma, prosegue, “a onor del vero non è tutta colpa della crisi. Dal 1997 al 2007 il tasso di crescita dell’economia italiana è stato mediamente inferiore di circa un punto percentuale l’anno a quello dei paesi dell’area euro”.

Pagamenti Pubblica amministrazione: se manovra di 40 mld salta, rapporto compromesso – Dai pagamenti della P.a. verso le imprese “sul piatto abbiamo 40 miliardi da recuperare al più presto e siamo al lavoro sull’intero debito della Pubblica amministrazione”, dice il presidente di Confindustria. “Una vera e propria manovra finanziaria per le imprese, inattesa e che molti davano per persa”. Squinzi sottolinea che “siamo impegnati per migliorarla”. Ma, aggiunge, c’è “un’avvertenza. Se per qualche ragione il nostro credito venisse usato per altri fini, chi ci governa sappia che il rapporto con imprenditori sarà compromesso irreparabilmente”. 

Mattone in crisi, serve l’intervento del governo – Il settore dell’edilizia uno “specchio del dramma che sta attraversando la società italiana”. Squinzi si è poi rivolto direttamente al premier Enrico Letta dicendo che l’edilizia vive “una crisi tanto profonda da sottoporre al governo, ed a lei signor presidente, la richiesta di un intervento speciale di filiera per salvare un volano fondamentale nell’economia del Paese”.

Dopo 60 anni con sindacati a un passo da accordo – Con i sindacati, ha detto ancora, “siamo a un passo, dopo sessant’anni, dal definire regole sulla rappresentanza”, per esprimere poi un “invito alle forze sindacali per un percorso comune”, in vista di un impegno per una riforma del welfare. °Squinzi sottolinea poi “la necessità di ripensare il nostro sistema delle tutele”, di cambiare un modello “messo in discussione dalle ristrettezze di bilancio pubblico, dall’evoluzione demografica e dal mutamento della domanda dei cittadini”. E’, dice Squinzi, “il terreno sfidante su cui forze sociali moderne, non conservative. devono confrontarsi e offrire soluzioni innovative alle istituzioni, ai cittadini, ai lavoratori”.

Enrico Letta: “Siamo dalla stessa parte” – “Siamo dalla stessa parte: la politica forse troppo tardi ha capito la lezione, ma ora deve applicare quello che ha capito”. Così il premier Enrico Letta si rivolge alla platea di Confindustria. “Per troppo tempo l’industria è stata trascurata, pensando di poterne fare a meno, ma la crisi dimostra che il settore manifatturiero deve tornare in cima alle priorità del governo e dell’Unione europea”. Prendendo la parola all’assemblea, il presidente del Consiglio analizza i dati di Usa e Giappone, sottolineando che chi aveva pensato che questo secolo non sarebbe stato “americano” rischia di doversi ricredere. Il Pil degli Usa e quello nipponico “hanno ripreso vigore e forza”, ricorda. “Forse è finito il girone di andata, durato più di un decennio, quando si è pensato in Italia e in Europa di poter fare a meno dell’industria, facendo crescita senza l’industria: magari lasciando qui solo la testa e portando il resto altrove. Questo girone di andata è finito, con risultati non positivi: la Ue ha perso la sua leadership”.

Letta: “Serve leadership europea” – Ora, prosegue, “serve una nuova leadership europea per grandi obiettivi: entro il 2020 il 20% di Pil dal manifatturiero. E’ uno sforzo importante, ma dobbiamo farlo se vogliamo che l’Europa sia ancora libera nel mondo e se vogliamo che noi italiani possiamo giocare ancora un ruolo importante”. E l’unico modo è “ridare slancio e sforzo all’industria”, che in cambio deve essere “più attenta al capitale umano e al rispetto del territorio e dell’ambiente”.

tratto da tgcom24.it 23.05.13

Crisi : dall’ISTAT dati agghiaccianti

  • 22 Maggio 2013
  • by raffaele

Crisi, Istat: “Boom di disoccupati under 30”

Rapporto annuale dell’istituto di statistica sul 2012: “Un giovane

su quattro non studia e non lavora”. “Il 25% della popolazione è

in

disagio economico o deprivazione, il 40% al Sud”.

L’Italia ha “la quota più alta d’Europa” di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano. Si tratta dei cosiddetti Neet, arrivati a 2 milioni 250mila nel 2012, pari al 23,9%, circa uno su quattro. Lo rileva l’Istat nel rapporto annuale. Inoltre sono quasi 15 milioni a fine 2012 gli individui in condizione di deprivazione o disagio economico, circa il 25% della popolazione (40% al Sud), fa sapere l’istituto di statistica.

L’Istat sottolinea inoltre che in grave disagio sono 8,6 milioni di persone, cioè il 14,3%, con un’incidenza più che raddoppiata in 2 anni (6,9% nel 2010).

Crolla il potere di acquisto (-4,8%) – Nel 2012 il potere d’acquisto delle famiglie italiane ha registrato una caduta “di intensità eccezionale” (-4,8%), si legge nel rapporto in cui si evidenzia che al calo del reddito disponibile (-2,2%) è corrisposta una flessione del 4,3% delle quantità di beni e servizi acquistati, la caduta più forte da inizio anni ’90.

Da disoccupati a sfiduciati, in 6 mln senza lavoro – Le persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo sono quasi 6 milioni, se ai 2,74 milioni di disoccupati si sommano i 3,08 milioni di persone che si dichiarano disposte a lavorare anche se non cercano (tra loro gli scoraggiati), oppure sono alla ricerca di lavoro ma non immediatamente disponibili.

Oltre la metà dei disoccupati aspetta da oltre un anno – Tra il 2008 e il 2012 i disoccupati sono aumentati di oltre un milione di unità, da 1,69 a 2,74 milioni, ma è cresciuta soprattutto la disoccupazione di lunga durata, ovvero le persone in cerca di lavoro da almeno 12 mesi (+675.000 unità) che ormai rappresentano il 53% del totale (44,4% la media Ue).

La nostra propensione al risparmio è tra le più basse d’Europa – Nel 2012 la propensione al risparmio delle famiglie italiane si è attestata su livelli sensibilmente inferiori rispetto alle famiglie tedesche e francesi, avvicinandosi a quella del Regno Unito, tradizionalmente la più bassa d’Europa. Lo scrive ancora l’Istat nel rapporto annuale, spiegando che lo scorso anno la propensione è scesa all’8,2%, ovvero 0,5 punti percentuali in meno del 2011 e 4 punti percentuali in meno rispetto al 2008.

In 4 anni 450mila dirigenti-imprenditori in meno – Tra il 2008 e il 2012 in Italia si sono persi oltre 500mila posti di lavoro (-2,2%) con un calo degli artigiani e degli operai specializzati, ma anche delle professioni qualificate, mentre sono aumentate quelle solo esecutive (soprattutto addetti all’assistenza personale e commessi). E’ quanto emerge dal Rapporto Istat secondo il quale dirigenti e imprenditori sono calati nel periodo di 449mila unità (-42,6%), quasi 100mila solo nel 2012 (nella maggior parte dei casi piccoli imprenditori e dirigenti d’azienda).

Nel 2012 in 381mila famiglie lavora solo la donna (+70%) – Le famiglie con figli in cui nella coppia solo la donna lavora sono passate da 224mila nel 2008 (5% del totale) a 381mila nel 2012 (8,4%), in aumento del 70%. Rilevante è il rialzo dell’occupazione femminile nelle coppie in cui l’uomo è in cerca d’occupazione o disponibile a lavorare (+51mila sul 2011, +21,2%) o è cassintegrato (+20mila, cioè +53,9%). Ma il lavoro delle donne è meno pagato: la retribuzione netta mensile delle dipendenti è inferiore del 20% rispetto agli uomini.

Cala la spesa per il cibo, le famiglie riducono la quantità e la qualità – Le famiglie italiane che, tra il 2011 e il 2012, hanno ridotto la qualità o la quantità degli alimentari acquistati, è aumentata dal 53,6% al 62,3% e nel Mezzogiorno arriva a superare il 70%. Si tratta, si legge nel rapporto Istat, soprattutto di famiglie che diminuiscono la quantità (34,9% nel Nord e 44,1% nel Mezzogiorno), ma una percentuale non trascurabile, e in deciso aumento, è anche quella di chi, oltre a diminuire la quantità, riduce anche la qualità dei prodotti acquistati.

Messaggio di Napolitano: “Creare lavoro per i giovani” – Occorre “creare le condizioni di una ripresa economica che fornisca, specie alle generazioni più giovani, concrete prospettive di lavoro nell’ambito di una crescita sostenibile ed equa”. Lo dice il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio per la presentazione del rapporto dell’istituto di statistica.

tratto da tgcom24.it 22.05.13

Crisi del debito: la Banca non ti concede il…

  • 22 Maggio 2013
  • by raffaele

 

Nuove modalità di compravendita

immobiliare: dal rent to buy, al buy to rent

all’help to buy

La crisi c’è e si sente, soprattutto nel mercato immobiliare dove le imprese di costruzione e privati hanno

necessità di vendere ma non trovano acquirenti.Quest’ultimi vorrebbero sì comprare, ma non hanno le necessità finanziarie e spesso nemmeno le banche concedono il credito.

Si tratta di un “quadro” abbastanza noto, ma al quale si potrebbe trovare una soluzione grazie al rent to buy, al  buy to rent o all’help to buy. Sono  nuove formule che consentono all’acquirente di dilazionare il pagamento nel tempo e al venditore di tutelarsi.

Nel rent to buy: si stipula un contratto di locazione, che poi si trasforma in un contratto di compravendita quando la somma dei canoni pagati arrivi ad eguagliare il prezzo pattuito per la cessione della proprietà.
Nel buy to rent : si stipula invece un contratto di compravendita con cui si ha l’immediato passaggio della proprietà pattuendo che il prezzo sarà pagato a rate, ma con una clausola che protegge il venditore in caso di inadempimento del compratore.
Nell’help to buy: si stipula un contratto preliminare, il venditore versa rate e acconti fino al 20-30% del prezzo pattuito e poi chiede alla banca un mutuo per il resto.

Seppure con soluzioni differenti, tutte e tre le formule risultano legate da un comune  presupposto: con esse si deroga alla tradizionale prassi secondo la quale la stipula di un contratto di compravendita immobiliare coincide con il pagamento del saldo dell’importo dovuto dall’acquirente al venditore. Infatti, se l’acquirente non ha i soldi per pagare e se nessuna banca lo finanzia, altro non resta che al finanziamento provveda “indirettamente” il venditore.
Ma attenzione, se nel Rent to buy e nel Buy to rent l’acquirente viene “finanziato” dal venditore, l’Help to buy serve invece a facilitare l’ingresso in scena di una banca. Come? Innanzitutto viene stipulato un contratto preliminare in forma notarile e dopo si può procedere alla consegna dell’appartamento ai promissari acquirenti.

Nel  contratto preliminare si prevede che gli acquirenti,utilizzando parte del proprio stipendio, paghino una serie di caparre e/o di acconti, fino a giungere al versamento di un importo pari al 20-30% del prezzo dovuto. A questo punto,  si istruisce una pratica di finanziamento bancario per la concessione di una somma pari al 70-80% del prezzo dovuto. Ottenuto il finanziamento, si paga la residua parte di prezzo dovuta al venditore, si stipula il rogito di compravendita e sulla casa acquistata viene iscritta ipoteca a favore della banca,a garanzia dell’ammortamento del mutuo da parte degli acquirenti divenuti proprietari della loro abitazione.

Per cautelarsi rispetto a ogni possibile evenienza, nel contratto preliminare occorre anche prevedere il caso della mancata riuscita dell’operazione.
C’è da dire, inoltre, che se nel Rent to buy (Rtb)  si punta alla concessione immediata del godimento dell’immobile a favore del futuro acquirente , nello schema del Buy to rent (Btr) vi è una inversione di prospettiva:il trasferimento di proprietà è immediato con  l’idea che la proprietà verrà restituita al venditore qualora il compratore si renda inadempiente.

Nella vendita con patto di riscatto vi sono peraltro da tenere in conto alcuni insuperabili limiti dettati dal codice civile:

– il termine per esercitare il riscatto non può eccedere i 5 anni dalla data del contratto;

– il venditore che esercita il riscatto è tenuto a rimborsare al compratore: il prezzo sborsato dall’acquirente; le spese e ogni pagamento effettuato dal compratore per la vendita; le spese che il compratore abbia sostenuto per l’immobile se qualificabili come ” riparazioni necessarie”; le spese che abbiano aumentato il valore dell’immobile
(articolo 1502 Codice civile). Di conseguenza, non è consentito pattuire rimborsi del compratore al venditore.

Nel mercato di compravendita si potrebbe procedere anche con una rendita vitalizia che garantisce un flusso di denaro costante nel tempo. Tale rendita potrebbe interessare il venditore, che accetta di sostituire il valore della casa con una rendita per tutta la sua vita; e l’acquirente che  accetta il rischio della permanenza in vita del venditore in cambio della immediata disponibilità della casa

Inoltre, per finanziarsi senza vendere, esiste il Vitalizio ipotecario: si ipoteca un immobile per ottenere un finanziamento. Si pagano gli interessi della somma finanziata. Il capitale verrà restituito dagli eredi

E ancora si potrebbe optare per la vendita a rate e la vendita della nuda proprietà, che potrebbe interessare anziani, chi pianifica un’ acquisto a lunga scadenza e con prezzo basso.

 

libero.it 22.05.13

autore Gianluca Palumbo

Redditività delle banche giù e margini ai minimi storici

  • 21 Maggio 2013
  • by raffaele

Le banche italiane continuano a soffrire di un calo della redditivita’ e di margini “ai minimi storici”, condizionati dalle perdite sui crediti deteriorati. Lo ha detto il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, commentando il rapporto semestrale sul settore bancario al 31 dicembre 2012.

 Le banche italiane hanno chiuso il 2012 con un utile consolidato in forte calo a 1 miliardo di euro dai cinque dei 2011 ma con un risultato netto negativo per 1,8 miliardi al netto di rettifiche e svalutazioni e componenti straordinarie. E’ quanto emerge dal rapporto Abi su un campione di 39 gruppi bancari.

rainews24.it 21.05.13

Casa all’asta per un debito da 10mila euro con…

  • 14 Maggio 201314 Maggio 2013
  • by raffaele

 

 Si dà fuoco per non perdere la casa

 Il gesto disperato è stato compiuto da un muratore disoccupato.

Le fiamme hanno raggiunto anche la moglie e la figlia dell’uomo,oltre a due poliziotti.

 

 Quattro feriti sono in gravi condizioni

Per cercare di non perdere la propria casa, messa all’asta per 26mila euro, un muratore disoccupato di Vittoria (Ragusa), Giovanni Guarascio, di 64 anni, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco. Le fiamme hanno raggiunto anche la moglie, la figlia e due agenti di polizia che erano intervenuti per calmare l’uomo. I feriti sono in ospedale con gravi ustioni al volto e agli arti superiori.

La moglie dell’uomo, Giorgia Famà, anche lei di 64 anni, è rimasta ustionata, così come gli agenti di polizia Marco Di Raimondo eAntonio Terranova. La figlia della coppia ha subito solo lievi ustioni, gravi sono quelle degli altri quattro, raggiunti dalle fiamme al volto e agli arti superiori. La tragedia è accaduta durante la trattativa, poi degenerata, tra gli avvocati della famiglia Guarascio e dell’acquirente. La casa era stata messa all’asta per un debito di 10mila euro che l’uomo aveva con una banca.
tratto tgcom24.it 14.05.13

Ecco come sospendere le rate se il mutuo pesa…

  • 14 Maggio 2013
  • by raffaele

Le condizioni di accesso per sospendere la rata del mutuo
Il “Fondo di solidarietà” presenta condizioni di accesso più stringenti del “Piano famiglie”. Se quest’ultimo offre l’accesso anche a chi perde un posto di lavoro a tempo determinato e/o va in cassa integrazione (a patto che gli eventi si siano verificati entro il 28 febbraio), il “Fondo di solidarietà” darà il disco verde (una volta attuato) solo a chi ha perso un posto di lavoro a tempo indeterminato, oltre che per morte o sopraggiunta non autosufficienza del mutuatario (al pari del “Piano famiglie”).

 

Il piano Abi-consumatori contempla mutui prima casa fino a 150mila euro ed esclude quelli variabili a rata costante. Non fa riferimento all’Isee ma al reddito lordo imponibile (come da ultima dichirazione dei redditi del mutuatario) che non deve superare 40mila euro.

Mentre il fondo mette nel calderone mutui per la prima casa fino a 250mila euro a tasso fisso, variabile e misto. L’Isee (indicatore della situazione economica equivalente) non deve superare 30mila euro. Si differenzia dal reddito perché tiene conto anche del patrimonio (mobiliare e immobiliare) e delle caratteristiche di un nucleo familiare (tipologia, numero).

La sospensione delle rate
Il fondo dà la possibilità di ottenere una sospensione massima di 18 mesi contro i 12 mesi del piani Abi-consumatori. La moratoria prevista dal pacchetto Abi-famiglie può essere di due tipi: 1) sospensione della sola quota capitale (in questo caso si paga solo la parte interessi della rata); 2) sospensione integrale della rata e applicazione del tasso contrattuale al debito residuo.

Prestiti alle famiglie ancora in calo

  • 9 Maggio 20139 Maggio 2013
  • by raffaele

 

Bankitalia: prestiti ancora in calo

 

Aumenta la contrazione dei prestiti bancari ai privati. Secondo i dati della Banca d’Italia, a marzo sono scesi su

base annua dell’1,6% (1,4% a febbraio). I prestiti alle famiglie hanno fatto registrare un calo dello 0,8% sui 12 mesi

(-0,7% a febbraio), mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti del 2,8% (-2,7% a febbraio).

 

tratto da tgcom24.it 09.05.13

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