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Ancora aperto il Debito dello stato nei riguardi delle…

  • 21 Marzo 2013
  • by raffaele

 
“Lo stato restituisca 48 miliardi di crediti alle imprese”

 

All’Italia in questo momento serve “un governo che sia capace di governare, possibilmente stabile, che metta al centro della sua azione, anche prima di qualsiasi intervento politico o istituzionale l’attenzione all’economia reale”. Lo afferma Giorgio Squinzi, rispondendo alle domande di Fabio Fazio alla trasmissione ‘che tempo che fa’.

“Mi auguro che alla fine il buon senso prevalga”. Cosi’ il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, risponde a una domanda sull’ipotesi di nuove elezioni a breve. “Noi proponiamo una terapia d’urto per rilanciare l’economia italiana nei primi cento giorni” di governo, aggiunge intervenendo a “Che tempo che fa”.

Per rimetter in moto l’economia “e’ indispensabile che lo stato restituisca al piu’ presto 48 miliardi di crediti alle imprese” su un totale di 71 miliardi che il centro studi di Confindustria stima essere la massa del debito statale verso i propri fornitori. Lo chiede il presidente della associazione degli industriali Squinzi. “In questo momento il paese e’ terrorizzato, i cittadini non investono piu’: e’ una situazione che non ho mai visto da quando faccio l’imprenditore, quindi da 50 anni”, aggiunge Squinzi intervenendo a ‘che tempo che fa’.

Rispondendo alle domande di Fabio Fazio , il presidente di Confindustria conferma che per trovare i fondi si potrebbero anche allentare i vincoli sul deficit: “rimango un europeista convinto, ma tutta Europa sta scontando pesantemente il rigore per gli obblighi di pareggio di bilancio”. Per il settore del credito Squinzi non esclude una “moratoria per l’applicazione di ‘Basilea 3’: banche e imprese devono collaborare”, conclude il presidente di Confindustria.
‘M5S punti condivisibili ma no alla decrescita felice’
“Il movimento 5 stelle ha raccolto voti di persone che erano scontente, alcuni punti” del suo programma “sono anche condivisibili ma non sono assolutamente d’accordo con l’idea della ‘decrescita felice”‘. Cosi’ il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Intervenendo alla trasmissione ‘che tempo che fa’, Squinzi spiega che tra i punti condivisibili vi e’ la riduzione “dei costi dalla politica, dello Stato e la semplificazione delle istituzioni”, ma ricorda che “solo l’impresa puo’ creare ricchezza, valore sociale e occupazione”.

tratto da rainews24.it

17.03.13

 

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Lo Stato paghi subito i debiti alle piccole e…

  • 12 Marzo 2013
  • by raffaele

 

Tassi in crescita e prestiti sempre più in caduta: ormai è intaccata anche la cassa 

Allarme delle Pmi: siamo senza credito e liquidità 

Squinzi: lo Stato paghi subito 48 miliardi di debiti alle aziende

Non solo credit crunch: con tassi in salita e concessione dei prestiti in caduta, le imprese fanno i conti con una crisi di liquidità che ha intaccato anche la cassa. Ormai, denunciano gli imprenditori, i prestiti sono chiesti per finanziare il breve termine, non più per gli investimenti. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: lo Stato dovrebbe pagare immediatamente parte dei debiti (48 su 71 miliardi) nei confronti delle imprese per rimettere in moto il sistema produttivo.

tratto dal sole24ore 12/03/13

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Italia e Francia per l’Ocse non mostrano segnali di…

  • 11 Marzo 2013
  • by raffaele

 

 

Ocse, timidi segnali di ripresa

Nell’eurozona la crescita sta per ripartire e in Italia e Francia non dovrebbe esserci un ”ulteriore deterioramento” della situazione economica. Lo mostra il superindice Ocse per gennaio 2013, che continua a mostrare ”percorsi divergenti” tra le due sponde dell’Atlantico, ma con un miglioramento della situazione in Ue.

”Nell’insieme dell’eurozona, e in particolare in Germania, il superindice punta a una ripresa della crescita”, con un +0,16% su base mensile, dopo il +0,13% di dicembre, spiega l’Ocse in una nota.

L’Italia e la Francia, le due grandi economie europee in maggiore difficolta’, non mostrano segni di ”ulteriore deterioramento”, con un superindice che riprende il percorso in positivo, aumentando rispettivamente dello +0,11% e +0,05% rispetto a dicembre. Il confronto con lo stesso mese dell’anno scorso, pero’, resta negativo, con una contrazione dello 0,66% per l’Italia e dello 0,53% per la Francia. Negli Usa, rileva ancora l’Ocse, prosegue il trend di ”consolidamento della crescita”, con un superindice in incremento dello 0,08% su base sequenziale e dello 0,53% su base annua.

tratto da rainews24 11/03/2013

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Famiglie italiane : sempre più spese e debiti ,…

  • 11 Marzo 2013
  • by raffaele

Crisi, scende capacità di spesa delle famiglie italiane

Le famiglie italiane sono in difficoltà. La loro capacità di spesa non solo risulta inferiore del 5,9% rispetto ai Paesi di Eurolandia, ma è fortemente più bassa di quella dei nuclei familiari tedeschi e francesi, rispettivamente del 18,8% e dell’11,9%. A misurare la complessità del vivere quotidiano nella crisi è una rielaborazione fatta dall’associazione dei consumatori Adusbef dei dati dell’Eurostat relativi al 2011.

Il ”termometro” utilizzato è il parametro Aic, cioè il consumo individuale effettivo pro capite. L’Aic, che è inserito tra gli indicatori raccomandati nel rapporto Stiglitz-Sen-Fit, riesce a calcolare i beni e i servizi realmente consumati dagli individui ed è considerato uno strumento affidabile per equiparare spese tra i diversi Paesi.

La fotografia scattata vede, rispetto agli italiani, una maggiore capacità di spesa delle famiglie lussemburghesi (+38,6%) seguite da quelle tedesche (18,8%), dalle austriache (+17,8%) e dalle britanniche (+16,8%). Una migliore capacità di spesa rispetto all’Italia – calcola l’Adusbef rielaborando i dati di Eurostat – viene espressa anche dalla Svezia, dalla Danimarca, dalla Francia (+11,9%) e quindi dalla Finlandia e dal Belgio. L’aumento è sempre a due cifre. Ma l’Italia risulta con una valutazione peggiore sulla capacità di spesa individuale anche alla media di Eurolandia (-5,9%) mentre se si considerano tutti i 27 Paesi europei risulta migliore per l’1%. L’Adusbef spiega le ragioni.

”La crisi sistemica, generata da avidità banchieri e ricorso ai derivati – afferma l’associazione dei consumatori – è più acuta in Italia, per la mancanza di concorrenza nei settori strategici, gas, energia, trasporti, banche, assicurazioni, dominati da monopolisti ed oligopolisti di settore che impongono, con la complicità di Autorità poco indipendenti, prezzi e tariffe tra le più elevate d’Europa. Per superare la crisi, il Governo deve adottare politiche economiche in grado di rompere cartelli e monopoli, bloccare per 1 anno gli aumenti, restituire alle famiglie la capacità di spesa che possa rilanciare i consumi”.

C’è anche chi sta peggio degli italiani. Sette punti percentuali al di sotto dell’italia sono gli spagnoli, di 10 punti la Grecia, di circa il 20% i portoghesi. Nella tabella vengono riportati anche i dati dai paesi extraeuropei. I cittadini più floridi, in questo caso, sono quelli norvegesi (+33,7% di capacità di spesa rispetto agli italiani) seguiti dagli svizzeri (+28,7%) mentre appaiono ancora lontani dal ”Belpaese” i paesi della penisola balcanica e la turchia con una capacità di spesa dei loro cittadini piu’ bassa di quella italiana in una forchetta compresa tra -40 e -65%.

tratto da rainews24 09/03/2013

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Economia reale ancora debole, debiti euro zona

  • 18 Febbraio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Draghi: l’economia reale non sta meglio, ripresa solo a fine 2013

Per vedere una “graduale ripresa” si dovrà aspettare “la seconda metà dell’anno”. Davanti alla Commissione Affari economici e monetari dell’europarlamento il presidente della Bce Mario Draghi allontana ancora il traguardo della ripresa, perché l’economia dell’eurozona, avverte, “resterà debole all’inizio del 2013 e poi avrà una graduale ripresa nel corso dell’anno”.
A giudizio di Draghi, le difficoltà attuali riflettono il fatto che “non c’è stato nessun miglioramento dell’economia reale, sebbene ci siano segnali di stabilizzazione”. Inoltre per Draghi l’outlook economico resterà “al ribasso.
Alludendo alle recenti pressioni del presidente francese François Hollande per un euro meno forte e meno penalizzante nelle esportazioni sui mercati internazionali, Draghi ha detto che “il tasso di cambio non è un obiettivo politico ma è imporante per i prezzi e per la crescita”.
“Abbiamo cominciato il 2013 con un contesto più stabile rispetto all’anno precedente per le riforme dei governi, ma servono sforzi più grandi per uscire dalla crisi e ristabilire stabilita e crescita”.

tratto da Rainews 24 18.02.2013

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Debiti: le famiglie italiane potranno finalmente ristrutturarli

  • 12 Febbraio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Debiti: le famiglie italiane potranno finalmente ristrutturarli

Se avete contratto un mutuo, un finanziamento finalizzato all’acquisto di un autovettura, più carte revolving ( carte di credito a rimborso rateale di norma mensile) e avete difficoltà rispettare i pagamenti alle scadenze pattuiti dai contratti, nei prossimi mesi potrete chiedere al giudice attraverso un istanza la ristrutturazione del debito al pari di come fanno le aziende.
Di fatto è stata inserita una specifica procedura all’interno nel decreto crescita 2.0 del gennaio 2013 per il privato cittadino consumatore che si è indebitata per motivi diversi rispetto alla propria attività lavorativa.
Il cittadino consumatore predispone un piano di ristrutturazione del debito da sottoporre al giudice, il quale valuterà la fattibilità, in base anche alle garanzie offerte e lo approverà senza richiedere nessun parere ai creditori.
La decisione spetterà al giudice che non solo valuterà la positività del piano e delle garanzie offerte, ma terrà conto della buona condotta del privato cittadino consumatore e la correttezza del comportamento potrà essere premiata con ” l’esdebitazione”, che sarebbe la nuova norma introdotta dal legislatore ( vale a dire che una volta liquidati i beni e valutata positivamente la condotta di chi chiede il piano , il giudice potrà concedere, in un periodo massimo di 4 anni , l’azzeramento dei debiti residui.
Finalmente una legge che tutela gli interessi dei singoli consumatori che hanno contratto dei finanziamenti e non sono più in grado di onorarli per motivi legati alla grave congiuntura economica; questa legge è già presente da 8 anni nei principali paesi europei come ad esempio la Francia.
Confidiamo nella prossima legislatura perchè renda chiarezza e venga semplificata la nuova norma, affinchè proceda rapidamente all’emanazione dei provvedimenti attuativi per l’istituzione degli organismi.
Comunque è in ogni caso l’ultima strada da seguire se non seguiti da società specializzate nella gestione del debito personale, come Debititalia oppure attraverso degli avvocati esperti in materia.
Ad Oggi le Banche e le finanziarie nella maggioranza dei casi si rendono disponibili a trovare un accordo , allungando il piano di pagamento oppure consolidando i finanziamenti o nei casi estremi con un accordo” ad HOC” chiudendo il debito a saldo e stralcio.

11/02/2013

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Mps, i conti non tornano

  • 29 Gennaio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Mps,non tornano i conti….

Mps, i conti non tornano: in 11 mesi bonifici per 17 miliardi
Come spesso succede nella vita degli esseri umani, i ‘guai’ non vengono mai da soli. E questa sembra essere una certezza, almeno in questo periodo, anche per Banca Monte dei Paschi di Siena, da una settimana al centro del vortice legato all’inchiesta sull’acquisizione di banca Antonveneta.
Dalle carte in possesso dai pm sono emersi bonifici internazionali per circa 17 miliardi di euro; operazioni effettuate dal 30 maggio 2008 al 30 aprile 2009, ossia nei mesi successivi il perfezionamento dell’acquisizione di banca AntonVeneta. Una cifra nettamente superiore ai 10,3 miliardi di euro che corrispondono all’esborso per l’acquisizione dell’istituto.
Secondo quanto si è appreso sotto la lente dei pm ci sarebbero in particolare due bonifici, rispettivamente da 2,5 miliardi e da 123,3 milioni, a favore di Abbey National Treasury Service Plc di Londra. A quanto si apprende queste operazioni interessano gli inquirenti perchè si tratterebbe di cifre che, secondo fonti vicine alle indagini, sarebbero successivamente rientrate in Italia, usufruendo dello scudo fiscale.
Oltre alle operazioni sui derivati, i magistrati senesi Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, titolari di un’inchiesta che ogni giorno sembra allargarsi, avranno presto le carte di due verifiche fiscali che hanno interessato altrettante operazioni fatte dal Monte.
La prima, che secondo quanto si apprende sarebbe appena iniziata, riguarderebbe la vendita portata a termine nell’autunno 2011 di Palazzo dei Normanni a Roma, l’ex sede delle esattorie.
La seconda verifica fiscale, gia’ conclusa nel 2012, avrebbe invece interessato una plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento, nel 2005, da parte di Mps di azioni Unipol, quando il gruppo assicurativo era impegnato nella scalata alla Bnl, poi non andata in porto.
La vendita di Palazzo dei Normanni, sempre secondo le stesse fonti, sarebbe stata chiusa a 142 milioni, e non 130 come sempre stato detto. Lo storico edificio, non lontano dal Colosseo, sorge su un’area di circa 6000 metri quadrati, con una superficie di 36 mila metri quadri.
L’edificio venne ceduto dal Monte a un fondo immobiliare gestito da Mittel. La verifica si concentrerebbe anche sulla velocita’ con cui venne chiusa la trattativa con l’acquirente direttamente dai vertici del Monte.
Tra le ipotesi, che sarebbero al vaglio degli inquirenti, anche quella direttamente collegata al bilancio della banca che, grazie alla vendita ‘veloce’, venne chiuso in utile. Senza contare che Immobiliare Sansedoni, societa’ partecipata del Monte e incaricata della vendita, avrebbe avuto in mano offerte migliori ma le cui trattative rischiavano di protrarsi per le lunghe. Vero e’ che anche il mercato immobiliare, in quel periodo, era gia’ quasi ai minimi e da tempo il Monte aveva messo in vendita il palazzo senza riuscire a trovare un acquirente.
La seconda verifica, chiusa nel 2012, avrebbe evidenziato una serie di competenze errate nella registrazione dei bilanci. In sostanza, il Monte grazie alle operazioni sul mercato sui titoli di Unipol avrebbe ottenuto una plusvalenza di 120 milioni di euro, portati a tassazione nel 2006 anziche’ nel 2005, quando – secondo le indagini – fu effettuato l’acquisto.
Non un semplice escamotage fiscale ma un’operazione, questa, che avrebbe consentito a Mps di ottenere un consistente vantaggio fiscale, con un risparmio del 95% grazie a una modifica del Testo unico.
Ancora carte per i pm che, forse anche per questo, continuano a respingere, con gentilezza ma altrettanta fermezza, l’assalto dei giornalisti. Sulla porta campeggia sempre il cartello con l’avviso, firmato dal procuratore Tito Salerno: “Si comunica che il procuratore della Repubblica e i sostituti procuratori non rilasceranno dichiarazioni in relazione alle indagini in corso sulla vicenda Banca Mps”. Stamani, prima di cominciare il lavoro di routine, i tre sostituti si sono riuniti per coordinare e dividersi quella che ormai e’ una ‘montagna’ di lavoro.
Ingroia: sento odor di tangenti “Se ne sente l’odore”. Antonio Ingroia risponde così alla domanda se pensa che alla fine nella vicenda dei Monti dei Paschi di Siena possa uscire fuori anche una storia di tangenti. “Si tratta comunque di un grave scandalo – aggiunge il leader di Rivoluzione civile- che toccherà alla magistratura approfondire”.
“E’ evidente – prosegue l’ex magistrato- che ci sia un malsano intreccio tra politica ed affari. Ribadisco come una delle nostre priorità sarà quella di cacciare la politica dalle banche e dalle fondazioni bancarie”. Quanto a eventuali ricadute elettorali in seguito al caso, Ingroia risponde: “Non credo che sia questo il problema”.
Alfano: pronti a commissione d’inchiesta “Noi siamo pronti a fare una Commissione d’inchiesta, non per firmare un progetto altrui, ma se lo riterremo la faremo, perche’ ci sono gli estremi di una tale gravita’ da immaginare una scelta di questo genere”. Cosi’ il segretario Angelino Alfano a proposito dello scandalo che riguarda Monte Paschi di Siena e dell’ipotesi di una Commissione d’inchiesta sui rapporti tra politica e banche. “Nella prossima legislatura,
dove noi pensiamo di andare al Governo, avremo come bussola il bene del Paese e quindi – ha aggiunto – non ci spaventeranno i compagni di viaggio su questioni come
queste”. Secondo Alfano, “andrebbe anche rivisitata la legge sulle Fondazioni di origine bancaria, non perche’ sia sbagliata, ma affinche’ l’autonomia degli istituti di credito dai partiti politici sia sempre piu’ vera e piu’ efficace”.
Cucchiani, Ad Intesa: i manager possono dire no alla politica “Le pressioni della politica? I manager potevano dire di no”. Lo afferma al Corriere della Sera, Enrico Tommaso Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, che parla del caso Mps e del mutato clima intorno all’Italia anche alla luce del Forum di Davos. Sulla vicenda della banca senese, Cucchiani afferma: “E’ un caso isolato e come tale viene percepito anche a livello internazionale. Si’ al prestito – aggiunge – o il sistema e’ a rischio”.
“Quando si dice che l’Imu serve a salvare il Montepaschi – spiega Cucchiani – si fa un collegamento improprio a meta’ fra assenza di logica e disonesta’ intellettuale. La verita’ e’ che con i Monti bond vengono tutelati i risparmiatori e l’economia reale: se si bloccasse il Montepaschi, allora si’ ci sarebbe un rischio sistemico”.
Anche sui derivati, secondo Cucchiani, circolano “valutazioni improprie”, poiche’ sono come la penicillina: se usati bene sono necessari. “Ammesso e non concesso che ci siano pressioni della politica – prosegue – la responsabilita’ e’ personale del manager. Puo’ dire di no e andarsene. A questo proposito ritengo improprie le critiche generalizzate alle fondazioni. Sono azionisti come tutti gli altri”.
Di rientro dal Forum di Davos, l’ad di Intesa San Paolo spiega di avere raccolto al Forum “la sensazione di un clima molto diverso rispetto all’anno scorso: non c’erano piu’ l’aria cupa, il disfattismo, le preoccupazioni per i mercati e per un disastro break up dell’euro, non sono piu’ presenti i timori per il “cigno nero”, cioe’ per un evento improbabile ma catastrofico come l’implosione della moneta comune”. In particolare, aggiunge Cucchiani, “l’Italia non e’ piu’ il malato d’Europa, lo prova non solo lo spread ma anche il fatto che nei confronti del Montepaschi ho avvertito una ‘curiosita” e un interesse circoscritti, nessuna preoccupazione di rischio sistemico”.
Comitato di stabilità: è solida
Mps ha “una situazione patrimoniale complessiva solida e le tensioni che lo hanno riguardata non producono effetti sul sistema bancario nel suo complesso”. Lo afferma il Comitato per la Stabilita’ Finanziaria riunito oggi al termine della riunione.

tratto da Rainews24.it 29/01/2013

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Monte dei Paschi di Siena. Storia di debiti, derivati…

  • 25 Gennaio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Monte dei Paschi di Siena, storia di debiti e massoni

Monte dei Paschi sotto la lente di Report. La puntata di ieri del programma di Milena Gabanelli ha analizzato l’attuale situazione della banca più vecchia d’Italia, mettendo in luce una serie di problematiche di bilancio e, insieme, una serie di “notizie” più o meno “coperte” nella gestione di Rocca Salimbeni. L’inchiesta di Paolo Mondani, in particolare, punta il dito su un Cdo e sulla massoneria.
IL MONTE DEI PACCHI – L’inviato di Report parla in un’intervista coperta con un testimone definito “dirigente di Montepaschi”, che parte raccontando di Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza di Mps, e della sua presunta abitudine di chiudere affari usando il telefono privato, bypassando così i controlli del telefono aziendale. Un’abitudine che Baldassarri, nella replica, nega decisamente. Baldassarri viene allontanato dalla banca un mese fa, e, secondo l’informatore di Report le vere ragioni dell’allontanamento stanno in una serie di operazioni fatte da una struttura creata da Montepaschi a Londra nel 2003 che opera ancora sui mercati finanziari:
DIRIGENTE MONTEPASCHI
Il desk di area finanza di Londra era comandato direttamente da Baldassarri e gestiva un portafoglio di 2,5 miliardi di euro.
PAOLO MONDANI
E che faceva questo desk?
DIRIGENTE MONTEPASCHI
Gestiva i fondi di capitale della Banca e in molte di queste operazioni che sono state gestite da questo desk sono stati utilizzati broker stranieri per intermediare titoli. Ora utilizzare dei broker stranieri privati per l’intermediazione di titoli è una cosa che ha senso solo se si intende liberare dei fondi extra-contabili.
PAOLO MONDANI
Fondi extra-contabili che finiscono a chi?
DIRIGENTE MONTEPASCHI
Beh, faccia un piccolo sforzo e magari ci arriva da solo. Non me lo faccia dire.
A questo punto si entra nel dettaglio dei titoli intermediati dal desk di Londra. E l’anonimo dirigente di Montepaschi parla di Alexandria Capital. Cos’è?
Alexandria è un CDO-squared, è un prodotto finanziario talmente complicato che mi creda non è neanche il caso che provi a spiegarglielo. Monte Paschi investe su Alexandria 400 milioni di euro, una operazione rischiosissima. I CDO sono quel prodotto finanziario che hanno minato le fondamenta, alla base, delle Banche Centrali e sono i principali responsabili della crisi globale attuale. Allora, siamo nel novembre 2005, mi pare. Il dottor Baldassarri si mette d’accordo con la sede della Dresdner Bank inglese. I capi delle vendite della Dresdner Bank inglese erano due italiani. L’ammontare dell’operazione si è detto era di 400 milioni, totalmente sottoscritti da Monte dei Paschi e con scadenza dicembre 2012. È un rischio elevatissimo. Pensi che 140 di questi 400 milioni, per darle un’idea, vengono fatti intermediare da un broker coreano con una sfilza di significativi problemi giudiziari alle spalle.
LEGGI ANCHE: “Critichi il Monte dei Paschi di Siena? E io ti licenzio”
COS’E’ UN CDO – Ma cos’è un Cdo? “I collateralized debt obligation” – ci spiega un esperto contattato da Giornalettismo – “sono obbligazioni che hanno come sottostante una pluralità di crediti di differenti emittenti, sotto forma sia di obbligazioni che di credit default swap”. E come funzionano? “Vengono assemblate ripartendole in tranches, in funzione del grado di rischiosità, cioè dell’ordine di priorità nell’assorbimento delle perdite che dovessero verificarsi sui crediti che hanno in pancia. La tranche più rischiosa è la cosiddetta equity che può avere anche un rating “spazzatura” e per questo promette rendimenti anche molto elevati ma viene colpita per prima da eventuali insolvenze”.
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Sono davvero tutti prodotti insicuri? “Assolutamente no. Vi sono che tranche ipoteticamente sicure, le cosiddette “super senior”, che hanno rating tripla A ma che nella crisi finanziaria che ha travolto questi strumenti sono spesso divenute a loro volta carta straccia. Un ulteriore elemento di rischio deriva dalla possibilità che chi compra tali tranche lo faccia “a leva”, cioè si indebiti per un multiplo del valore dell’acquisto. In quel caso, evidentemente, le eventuali perdite sono moltiplicate e possono diventare di ordine catastrofico”. Dice il dirigente Montepaschi mandato in onda ieri sera a Report che “Fra l’altro perdite che sei lei va a cercare nei bilanci dell’area finanza di Monte Paschi non trova! Magari stanno a bilancio sotto altre voci nascoste qua e là, ma nel bilancio dell’area finanza le posso assicurare che lei non trova traccia”. La banca non ha voluto replicare e rilasciare interviste a Report sui punti sollevati. Ad oggi, in agenzia non sono passate smentite riguardanti l’inchiesta.
LA STORIA DELLA MASSONERIA – Molto più labile invece la ricostruzione di Report a proposito dei presunti legami con la massoneria di molti dirigenti ed ex dirigenti di Mps. Si parla del “groviglio armonioso” di Siena con un massone del Grande Oriente d’Italia:
PAOLO MONDANI
La Siena del groviglio armonioso, come viene gestita?
MASSONE GRANDE ORIENTE D’ITALIA
Attraverso riunioni tra pochi, tra il sindaco, il presidente della provincia, il presidente della fondazione e il presidente della banca, non c’è dialettica politica, né fuori né dentro le istituzioni.
PAOLO MONDANI
E la massoneria in questo che ruolo ha?
MASSONE GRANDE ORIENTE D’ITALIA
La massoneria in questo non ha nessun ruolo. È Stefano Bisi che si è costruito un ruolo tutto suo nel rapporto personale con i potenti della città.
Ma Bisi, sentito da Report, risponde in tema senza alcuna paura: “Il mio compito è di partecipare con il grembiule alle riunioni dei fratelli toscani, non di pensare alla politica o chi farà il sindaco o il presidente della provincia”.
PAOLO MONDANI
Enzo Viani, che è stato presidente dell’aeroporto di Ampugnano, che ora è indagato assieme a Mussari per le vicende dell’aeroporto è di fatto il tesoriere del grande oriente o ha avuto un ruolo molto importante nella gestione della società Urbs che è la società immobiliare del grande oriente. Questo è vero?
STEFANO BISI – MAESTRO VENERABILE
E qual è il problema?
LA STORIA DI TEDESCHINI – Infine Report riporta il caso di Tedeschini, cacciato dalla Nazione dall’editore Monti Riffeser a causa proprio di un articolo sul Monte dei Paschi di Siena:
MAURO TEDESCHINI
Avevo un giornale che stava andando molto bene, in un mercato in grande calo. All’improvviso ero sul Frecciarossa diretto a Bologna, ho ricevuto una telefonata dall’editore che mi comunicava che un articolo uscito in cronaca di Siena, un articolo in cui si riferiva di un comunicato ufficiale della fondazione Monte dei Paschi, aveva fatto irritare profondamente il sindaco di Siena che è un po’ l’azionista di riferimento, diciamo, del mondo bancario senese. E tutto questo ha fatto sì che l’editore mi dicesse che dovevo passare dalla sede dell’azienda nel gruppo poligrafici, che controlla anche la Nazione, a Bologna, dove c’era una cosa per me. E questa cosa per me era una lettera di licenziamento in tronco, del tutto inusitata.
PAOLO MONDANI
Andrea Riffeser Monti, il suo editore, ha un rapporto col Monte dei Paschi?
MAURO TEDESCHINI – EX DIRETTORE LA NAZIONE
Questo non lo posso dire onestamente, so che essendo in Toscana la Nazione, ed essendo il Monte dei Paschi la più grossa banca della Toscana, è una cosa assolutamente normale che ci fossero dei rapporti economici.

Tratto da giornalettismo.com autore Alessandro D’Amato 07 .05.2012

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Sanità con 40 miliardi di debiti e le banche…

  • 8 Gennaio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Sanità con 40 miliardi di debiti e le banche non fanno prestiti

Fornitori di ospedali in ginocchio: i pagamenti tardano fino a tre anni. Solo il 5% degli italiani ha ottenuto finanziamenti nell’ultimo anno
Milano Le banche non prestano soldi. Lo Stato non paga (o lo fa con colpevole ritardo) quando si tratta di onorare le imprese fornitrici del settore sanitario.
Sembrerebbero due circostanze di per sé estranee, senza nessun punto in comune. Eppure sono due facce della stessa medaglia, di una crisi che ha reso, da un lato, i rapporti finanziari più instabili e, dall’altro, ha convinto i governi (quelli locali, ma soprattutto quello centrale) che i conti si possono mettere in ordine nascondendo la polvere sotto il tappeto e rinviando sine die il pagamento delle fatture.
Ma andiamo con ordine. Una ricerca di Western Union, società specializzata nei trasferimenti di denaro, ha evidenziato che l’Italia è in coda ai Paesi europei per concessione di credito. L’analisi, condotta sui dati della Banca Mondiale relativi al 2011, ha rivelato che nel nostro Paese solo il 5% dei cittadini dai 16 anni in su ha ottenuto un prestito dalle banche nell’ultimo anno. Anche nelle repubbliche baltiche di Lettonia e Lituania gli istituti di credito si fidano di più dei loro clienti (rispettivamente il 7 e il 6% ha ottenuto un prestito). Pure in nazioni dove il sistema bancario è sull’orlo del baratro, come Cipro (primo in Europa col 27%) e Spagna (11%), le banche sono un po’ più «generose» o meno malfidenti. Lontane anni-luce Germania (13%), Francia (19%) e Svezia (24%), segno che laddove la crisi ha fatto meno danni o ha addirittura prodotto benefici anche gli istituti sono meno restii a concedere credito.

Lo dimostra anche il più recente rapporto Abi sui mercati finanziari. A novembre 2012 i prestiti erogati dalle banche alle famiglie italiane sono diminuiti dell’1% su base annua. Non si tratta di «cattiveria», ma di un eccesso di prudenza: con i bilanci già appesantiti da miliardi di Btp (le cui quotazioni si sono riprese solo negli ultimi mesi), quale banchiere farebbe un prestito a famiglie che la congiuntura (e le supertasse del governo) ha reso più deboli oltreché più esposte alla possibilità di perdere il lavoro? D’altronde, rileva Western Union, la stretta del credito coinvolge anche i prestiti erogati da amici e parenti che in Italia coinvolgono solo il 3% delle persone «over 15» rispetto al 13% della media europea. E così, considerato che solo il 31% degli italiani ha una carta di credito, che per le banche è equiparata a un prestito, non c’è da stupirsi che il caro vecchio contante sia ancora il mezzo più utilizzato per i pagamenti anche se i conti via Internet sono sempre più utilizzati.

Ma possono i cittadini essere ritenuti affidabili quando è lo Stato stesso a non esserlo? È una domanda retorica. La risposta negativa, comunque, l’ha ricordata la Cgia di Mestre. I fornitori delle strutture ospedaliere devono ricevere almeno 40 miliardi di euro dalle Asl. E il dato, rileva la Cgia di Mestre, è ufficioso perché che Lazio, Campania, Abruzzo, Sicilia e Calabria non hanno comunicato l’ammontare dei propri debiti. In media, le Aziende sanitarie locali pagano dopo 300 giorni, ma nel Sud i tempi di pagamento possono raggiungere quasi tre anni: 973 giorni in Calabria, 894 giorni in Molise e 770 giorni in Campania. Con una media generale nella Pubblica amministrazione di 180 giorni che, secondo la Cgia, è destinata a crescere.
Un decreto legge del novembre scorso ha stabilito che dall’1 gennaio 2013 tutte le strutture sanitarie pubbliche dovranno pagare entro 60 giorni ma, ha sottolineato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, «è difficile pensare che le Asl, soprattutto quelle del Sud, riescano a rispettare la nuova tempistica». Molte strutture sanitarie, aggiunge, stanno sottoscrivendo contratti «con scadenze di pagamento ben al di sopra dei limiti stabiliti dalla legge, in barba alla direttiva europea contro il ritardo dei pagamenti». Ecco, l’escamotage è stato già trovato. Vallo a spiegare a chi è in ritardo con le tasse o con la rata del prestito…

tratto da il Giornale scritto da Gian Maria De Francesco

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Sanità: 40 miliardi i debiti delle Asl con i…

  • 8 Gennaio 201318 Febbraio 2013
  • by raffaele

Strumenti per medici e infermieri, pulizie, mense, ma anche materiale amministrativo: i fornitori delle strutture ospedaliere devono ricevere almeno 40 miliardi di euro dalle Asl. E il dato, rileva la Cgia di Mestre, e’ solo ufficioso visto che Lazio, Campania, Abruzzo, Sicilia e Calabria non hanno comunicato l’ammontare dei propri debiti.

In media le Aziende sanitarie locali pagano dopo 300 giorni, ma nel Sud i tempi di pagamento possono raggiungere quasi tre anni: 973 giorni in Calabria, 894 giorni in Molise e 770 giorni in Campania. Con una media generale nella pubblica amministrazione di 180 giorni che secondo le previsione della Cgia e’ destinata
a crescere.

L’impossibilita’ di quantificare con precisione l’indebitamento complessivo delle Asl e degli ospedali e’ legato al fatto che molte Regioni non hanno comunicato alla Corte dei
Conti i dati riferiti al 2011, proprio quelle regioni che hanno un disavanzo sanitario. Al netto di queste Regioni, a fine 2011 il debito ammontava a quasi 18 miliardi di euro. Se teniamo conto che nel 2010 (quando l’indebitamento, pari a 35,5 mld, includeva gli importi di tutte le Regioni) queste cinque realta’ del Sud assorbivano quasi la meta’ del debito complessivo nazionale, si puo’ affermare con buona approssimazione che il dato complessivo riferito al 2011 non dovrebbe essere inferiore ai 40 miliardi di euro.

Un decreto legge del novembre scorso ha stabilito che dall’1 gennaio 2013 tutte le strutture sanitarie pubbliche dovranno pagare entro 60 giorni. Alla luce di questi
dati – rileva Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – e’ difficile pensare che le Asl, soprattutto quelle del Sud, riescano a rispettare la nuova tempistica. Infatti, non e’ un caso che in questi giorni molte strutture sanitarie stiano sottoscrivendo dei contratti con scadenze di pagamento ben al di sopra dei limiti stabiliti per legge, in barba a quanto previsto dal decreto di recepimento della Direttiva europea contro il
ritardo dei pagamenti”.

Un ritardo dei pagamenti cosi’ elevato rappresenta un danno per il sistema economico ma anche per il servizio sanitario, spiega Valerio Fabio Alberti nuovo presidente della Fiaso, la Federazione Italiana Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, che raggruppa 120 Aziende Sanitarie ed Ospedaliere in tutto il territorio nazionale. “Il dato che riporta la Cgia e’ quello rilevato dalla Corte dei Conti e coincide con la stima della stessa Fiaso. Chi paga con tempi lunghissimi non ha nessuna capacita’ negoziale, non si puo’ trattare il prezzo migliore e in piu’ scatta un aumento dell’8% per pagare la mora.

Impossibile cosi’ risparmiare e ci sono costi ulteriori”, sottolinea ancora Alberti. L’impatto sul sistema produttivo e’ fortissimo: “Basti pensare – aggiunge il presidente Fiaso – al sistema delle imprese, quelle medie e quelle piccole, e a quelle che offrono servizi socio assistenziali come cooperative e onlus, dove la principale risorse e’ costituita dal personale”.

Per la Fiaso esiste pero’ una via di uscita: aumentare la disponibilita’ di credito bancario per le aziende sanitarie. “Serve cambiare la normativa e il supporto delle banche, ma i benefici economici sarebbero straordinari”, ha concluso Alberti.
Gli interessi bancari sarebbero infatti minori degli interessi di mora e le aziende potrebbero cosi’ contrattare a prezzi migliori.

tratto da Rainews24.it  05.01.2013

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