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DEBITI DIMEZZATI ED ANNULLATI

  • 23 Novembre 2016
  • by raffaele
Negli ultimi mesi ci siamo abituati a sentir parlare di debito, default, fallimento controllato e altri termini tipici del vocabolario della crisirelativamente a Stati, banche o aziende. Esiste però un sovraindebitamento anche a livello individuale o familiare, che ha creato i presupposti per l’introduzione della Legge 27/01/2012 n.3, modificata con il D.L. 18/10/2012 n. 179, denominata “Legge sulla Composizione della Crisi da Sovraindebitamento”. Un vero e proprio piano del consumatore che rappresenta un valido strumento per aiutare le famiglie (o i singoli consumatori) che si trovano in particolare difficoltà.
IL CASO DI PISTOIA – Si tratta di un’assoluta anteprima per l’ordinamento italiano che ha visto nascere per la prima volta a Pistoia, grazie al Movimento Difesa del Cittadino, un piano del consumatore. Nel caso specifico una consumatrice, pensionata, si è  sovraindebitata per aiutare il figlio che, ammalatosi improvvisamente, non è più stato in grado di portare avanti la propria azienda e di provvedere al sostentamento della figlia. Con l’aiuto del Movimento Difesa del Cittadino (che ha istituito lo sportello pilota sul sovraindebitamento delle famiglie) la signora ha presentato al Tribunale di Pistoia l’istanza per dare avvio alla procedura di sovraindebitamento, prevista dalla recentissima legge 3/12, entrata in vigore nel 2013, che ha introdotto nel nostro ordinamento le procedure per la crisi dei soggetti “non fallibili”, ovvero i soggetti che non soddisfano i requisiti previsti dalla Legge Fallimentare per il ricorso alla procedure da questa disciplinate. Tra questi soggetti “non fallibili” rientra appunto il consumatore, per il quale è stato predisposto un piano di ristrutturazione ad hoc dei debiti.
La pensionata ha potuto così presentare al Tribunale un piano di ristrutturazione dei debiti, commisurato alla sua situazione attuale. Un piano, omologato dai giudici, che prevede ora lo stralcio di circa il 50% dell’indebitamento ed il pagamento del residuo 50% in 90 rate mensili (dunque con una dilazione di 7 anni e mezzo), somma che è stata calcolata, detraendo dalla pensione, le spese mensili necessarie per il sostentamento del nucleo familiare. Le risorse monetarie per pagare i creditori, pur non essendo oggi disponibili, saranno ottenute anche rientrando in possesso del quinto della pensione già ceduto ad una finanziaria.
LA PROCEDURA – Uscendo dal caso specifico pistoiese, la procedura base è la seguente:
– il piano di ristrutturazione del debito viene prima vagliato dal Giudice assegnatario, e in seguito presentato ai creditori.
– Il piano di esdebitazione viene approvato con il consenso dei creditori che rappresentano il 60% del debito complessivo.
– Il piano viene predisposto da un professionista, presentato al Giudice il quale fisserà un’udienza dove i creditori potranno partecipare per fa valere osservazioni in merito. Se i creditori, approveranno il piano con la maggioranza prima indicata, il Giudice omologherà l’accordo, di conseguenza tutte le procedure esecutive verranno sospese e il debitore potrà tirare un sospiro di sollievo. Sarà in futuro possibile modificare l’accordo ove dov’essero cambiare le condizioni economiche del debitore.
Per ottenere l’omologazione dell’accordo di ristrutturazione dei debiti, cioè l’approvazione da parte del Tribunale, divenendo lo stesso obbligatorio tra le parti, è necessario come accennato che siano d’accordo i creditori rappresentanti almeno il 60% per cento dei crediti. Il consenso del 60% dei creditori non è invece richiesto per l’omologazione del piano dei creditori, ma in questo caso il Tribunale ha dei poteri di controllo stringenti tra cui deve:
1) escludere che il consumatore ha assunto debiti senza la ragionevole prospettiva di poterli adempiere;
2) escludere che il consumatore ha per propria colpa determinato il sovraindebitamento, anche attraverso un ricorso al credito non proporzionato alle proprie capacità patrimoniali.
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NUOVA PROCEDURA FINALMENTE LIBERATI DEBITI !!

  • 23 Novembre 2016
  • by raffaele

Sei un dipendente ? Un Autonomo? Una piccola impresa? Un’azienda agricola?

Hai una complessiva situazione debitoria alla quale non riesci più a fare fronte, oppure addirittura stai già subendo delle procedure esecutive sui tuoi beni (pignoramenti, ipoteche legali, fermi amministrativi, etc.)?

Per l’Ordinamento Italiano, fino a ieri, eri considerato un soggetto NON FALLIBILE, con la conseguenza che gli eventuali debiti non pagati (nei confronti di qualsivoglia creditore) avrebbero continuato ad accumularsi e ti avrebbero portato, prima o poi, ad una situazione psicologica e finanziaria insostenibile, coinvolgendo anche il patrimonio dei tuoi familiari e degli eventuali eredi.

Grazie alla nuova Legge n.3/2012, come già succede nel resto dell’Europa, oggi anche in Italia si aprono degli scenari del tutto nuovi sul fronte della soluzione del sovraindebitamento delle famiglie e delle piccole imprese: è infatti possibile andare a pianificare, posticipare, rateizzare o addirittura ANNULLARE le posizioni debitorie (anche quelle apparentemente meno gestibili, come quelle con il Fisco)avvalendosi di una Procedura Giudiziaria chiara ed efficace.

La nostra struttura tecnica, in coordinamento con un Team di Legali e Dottori Commercialisti altamente qualificati, procederà nel tuo esclusivo interesse a:
1.
analizzare la tua situazione patrimoniale e debitoria, per quantificare le tue effettive esposizioni rapportandole alle garanzie eventualmente concesse (ipoteche, pegni su titoli, fidejussioni);
2.
studiare la strategia più vantaggiosa da applicare al tuo caso;
3.
rappresentarti nei rapporti e nelle trattative con i creditori;
4.
impostare la tua pratica di ripianamento dei debiti, curando l’iter di raccolta di dati e documentazione;
5.
provvedere alla stesura e presentazione al Giudice competente dell’istanza con cui chiedere la nomina dell’apposito Organismo o Professionista che ti dovrà assistere fino alla conclusione della procedura di composizione della crisi da eccessivo indebitamento.

Benefici immediati collegati all’avvio delle procedure:
1.
sospensione di tutte le azioni esecutive e delle procedure di recupero intraprese nei tuoi confronti e divieto di inizio di nuove;
2.
sospensione di un anno del pagamento delle rate di mutui (c.d. moratoria).

Benefici finali al buon esito delle procedure:
1.
esdebitazione, cioè liberazione da tutti i debiti residui nei confronti dei creditori non soddisfatti (c.d. principio del “fresh start”);
2.
cancellazione del proprio nominativo dalla CRIF e dai sistemi di informazione finanziaria, con la possibilità di accedere nuovamente al credito.

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Boom di cause contro le banche per interessi usurari.…

  • 3 Marzo 2015
  • by raffaele

Aumentano sempre più i contenziosi fra imprenditori e istituti bancari sugli interessiapplicati da questi ultimi. La normativa in proposito è ambigua, interpretabile dai giudici e soggetta alle pressioni ambientali delle banche. Tanto che, come segnala un’inchiesta de La Repubblica, le banche vengono o meno condannate a risarcire i clienti a seconda dell’area del Paese. Vediamo come e perchè.

 

Tutto avviene in punta di diritto, con due giurisprudenze sostanzialmente

contrapposte: la prima richiama le fonti normative, che dalla legge 108/96

conteggiano, nell’usura, tutti gli interessi applicati a un prestito; la

seconda sfronda alcuni costi e ne estrae dal calcolo altri, in base alle

circolari di Banca d’Italia, e si rivela più clemente con gli istituti.

 

I TASSI SOGLIA

I tassi soglia di usura sono vari: attualmente vanno dall’8,33% annuo

deimutui ipotecari variabili fino al 24,9% del credito rotativo

Di solito, secondo i dati di una fondazione nazionale ,  su 150mila

prodotti bancari analizzati un 71% presenta usura oggettiva ai sensi del

codice penale, e le 19mila pratiche intentate per i clienti hanno portato,

quasi sempre per transazione, a recuperare decine di milioni.

 

LE BANCHE CONDANNATE

Negli ultimi mesi i tribunali di Fermo, Teramo, Pavia, Enna, Palermo,

Trani, Pescara, Mantova, hanno condannato diverse banche a rifondere

interessi usurari, quasi sempre ravvisando il superamento delle soglie

perché sui mutui si applicava il tasso di mora su tutto l’importo (non

solo sulla rata scaduta), o perché sui conti correnti il tasso cresceva

perle spese di estinzione, scoperto o capitalizzazione trimestrale di

interessi (anatocismo).

IL CASO MILANO

La diversa interpretazione giurisprudenziale sembra penalizzare

soprattutto l’area diMilano, dove – fanno notare i più maliziosi – le

banche hanno il loro centro nevralgico. Uno dei casi il 9 gennaio (si

legge sempre dall’inchiesta di Repubblica), quando il gip ha chiesto

l’archiviazione della querela di Ilcos srl a Intesa Sanpaolo su mutui e

prestiti per qualche milione. “Il ricalcolo del tasso effettivo globale,

inclusa Cms e depurato da effetti anatosictici, registra un superamento

del tasso soglia di usura assolutamente sporadico (quattro trimestri in

un decennio) e uno scostamento di modesta entità, pari a 3.655 euro”,

riporta il dispositivo.

Per la stessa somma a Palermo il direttore generale di Banca Nuova è

stato appena condannato per usura, otto mesi. “Vinciamo cause per

usura in tutta Italia – dice Monica Pagano, legale di Ilcos – ma a Milano

in genere le archiviano in pochi giorni perché il fatto non sussiste”. Nei

corridoi della procura meneghina si spiega il trend per il fatto che qui le

banche arruolano i migliori difensori e periti, e usano un software che le

“scagiona”, perché non appena un prestito sconfina nell’usura rimborsa

l?eccedenza ai clienti.

tratto da quifinanza.it 03.03.15

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Equitalia, c’è la sentenza: da oggi è possibile “tagliare”…

  • 29 Gennaio 2015
  • by raffaele

Il Tribunale di Busto Arsizio (VA) ha approvato uno dei primi “Piani del consumatore” in Italia, consentendo ad una

impiegata in cassa integrazione, di risolvere definitivamente una situazione debitoria complessa. Il debito di 86mila

euro nei confronti di Equitalia è stato così ridotto a 11 mila euro (-87%), un importo individuato in base alle attuali

possibilità economiche della debitrice. E’ l’aiuto che arriva dalla recente Legge 3/2012 relativa alla“Composizione

della crisi da sovraindebitamento”, poco conosciuta ma che potrebbe dare un supporto concreto a chi è in difficoltà

economica. Vediamo nel dettaglio la vicenda e come ottenere il piano.

 

Con la Legge 3/2012 relativa alla “Composizione della crisi da

sovraindebitamento” si è introdotta per la prima volta nell’ordinamento

giuridico italiano la possibilità di instaurare una procedura con la

quale consumatori, ma anche piccoli imprenditori, possono proporre

la ristrutturazione dei debiti (anche fiscali) ottenendo, qualora vi siano

le condizioni, la riduzione dell’importo dovuto in base alle proprie

capacità economiche.

tratto da quifinanza.it

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Banche: in 2 anni cala credito famiglie. A Sud…

  • 30 Ottobre 2014
  • by raffaele

Negli ultimi 2 anni le banche hanno erogato a famiglie e imprese quasi 100 miliardi di euro in meno. Con meno soldi a disposizione e la disoccupazione in aumento, il rischio usura assume dimensioni sempre più preoccupanti al Sud: soprattutto in Campania, Calabria e Abruzzo. Tra la fine del 2011 e lo stesso periodo del 2013, fa sapere l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, la diminuzione degli impieghi bancari alle famiglie e alle imprese è stata precisamente di 97,2 miliardi. Se le prime hanno subito una contrazione di 9,6 miliardi (- 1,9%) , le seconde hanno registrato una flessione pari a ben 87,6 miliardi di euro (-8,8%). “Oltre agli effetti della crisi economica e al calo della domanda di credito – sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – questa forte riduzione dell’erogato è dovuta anche al deciso aumento delle sofferenze bancarie che a giugno di quest’anno ha toccato la cifra record di 168 miliardi di euro”. A fronte di una progressiva crescita del credit crunch avvenuta in questi ultimi anni, la Cgia rileva che “il rischio usura è presente soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno”. Dall’analisi dell’indice dall’Ufficio studi della Cgia, emerge che “nel 2013 la Campania, la Calabria, l’Abruzzo, la Puglia e la Sicilia sono le realtà dove la penetrazione di questo drammatico fenomeno ha raggiunto i livelli maggiori.

tratto da rainews24 23.08.14

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Italia, un Paese ostaggio del debito pubblico

  • 30 Ottobre 2014
  • by raffaele

Negli ultimi 20 anni il Paese è stato più virtuoso di Germania, Francia e Spagna, ma gli sforzi sono serviti a pagare gli interessi.

Molto più virtuosi degli altri, ma trascinati a fondo dal gigantesco debito pubblico ereditato dal passato. Negli ultimi 20 anni l’Italia ha fatto molti sforzi, che però sono serviti soprattutto a pagare gli interessi sulla fonte principale dei guai per le casse dello Stato. È questo il quadro descritto dal Corriere della Sera, che presenta un’analisi sull’andamento della finanza pubblica dal 1993 al 2013.   I risparmi finiti nella voragine degli interessi Negli ultimi 20 anni, si legge nell’articolo, l’Italia ha accumulato 585 miliardi di euro del cosiddetto avanzo primario (con un 20% riferibile alle privatizzazioni), contro gli 80 miliardi della Germania (dal 1995) e saldi negativi per Francia (-479 miliardi) e Spagna (-270 miliardi). Il problema, continua il Corriere, “è che tanta abbondanza è finita nella voragine della spesa per interessi da pagare sul debito pubblico che, per l’Italia, ha significato 1.650 miliardi, contro 1.058 miliardi d’interessi pagati dalla Germania (anche in questo caso dal 1995), 870 miliardi dalla Francia, 386 miliardi dalla Spagna”. L’alto debito frena il Paese  Essere un grande debitore insomma non è affare, anche perché più il debito è alto e più gli interessi da pagare sono consistenti. Negli anni della crisi, il rapporto debito/Pil è aumentato in tutti i Paesi presi in esame. L’Italia, partendo da livelli già alti, non ha però potuto aprire il rubinetto della spesa pubblica. “Il prezzo pagato dal Paese è stato alto – dichiara il consulente Roberto Poli – L’avanzo primario significa una tassazione maggiore, minori spese correnti e investimenti, riduzione dei consumi. E ciò ha comportato un trasferimento massiccio di risorse dall’economia reale a quella finanziaria. Una vera doccia fredda, e prolungata, sulla crescita”. “Servono provvedimenti straordinari”  Per uscire da questa situazione, secondo Poli “servono provvedimenti straordinari, incisivi e contemporanei”. Il governo, continua, dovrebbe ridurre “lo stock di debito pubblico per un ammontare di almeno 400 miliardi di euro destinando parte importante del risparmio d’interessi alla riduzione delle imposte alle imprese e ai cittadini, con l’effetto di favorire la crescita”. In secondo luogo, aggiunge, è necessaria una “revisione straordinaria e completa della spesa pubblica per ridurre il deficit annuale puntando su un forte aumento della produttività e meccanismi avanzati di controllo”. Infine, aggiunge, bisogna approvare “nuove regole che, mantenendo la libertà di spesa delle amministrazioni locali e degli enti centrali, assicurino che essa avvenga secondo criteri di produttività”.

tratto da rainews24 04.08.14

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Debiti PA. Palazzo Chigi: “Lo Stato può pagare tutti”

  • 2 Ottobre 2014
  • by raffaele

Palazzo Chigi risponde alle indiscrezioni di stampa e ai dubbi di chi avanzava difficoltà dello Stato di onorare i debiti della Pubblica Amministrazione.
Secondo il Sole 24 Ore mancavano all’appello 20 miliardi, questa almeno la denuncia riportata dal quotidiano economico-finanziario sui dati di varie associazioni di categoria, che dal canto loro concentrano le loro contrarietà sull’operato del governo: «Renzi non ha mantenuto le promesse», dicono. L’esecutivo però rimanda al mittente ogni critica. In una nota precisa infatti che dal pagamento rimarrebbe fuori “solo quella quota su investimenti, stimati tra i due e i tre miliardi di euro, per i quali i soldi ci sono, ma il problema è il rispetto del 3% sul deficit”.

Evitiamo “confusione”
La nota di Palazzo Chigi precisa: “Cerchiamo di fare un po’ di ordine sulla questione dei debiti della Pubblica Amministrazione per evitare che informazioni parziali contribuiscano soltanto a creare confusione”, si legge. “Il dato di partenza è il seguente: oggi lo Stato non è in grado di avere una mappatura chiara, una fotografia certa dei debiti cui deve fare fronte. È il motivo per il quale la fatturazione elettronica, che abbiamo introdotto tra le novità della riforma della Pubblica Amministrazione lo scorso giugno, è lo strumento chiave per determinare, d’ora in avanti, il chi, il quanto e il quando dell’impegno preso dallo Stato nei confronti dei suoi creditori”.

Sistema di pagamento entro 30 giorni
Quindi si legge ancora: “Primo punto: abbiamo realizzato il sistema -prosegue la nota- che permetterà di controllare se tutti gli enti centrali pagano a 30 giorni. Adesso va esteso anche alle amministrazioni locali e il sistema girerà definitivamente. Secondo punto: tutti i soggetti che hanno un debito verso la Pa sono oggi – grazie all’accordo tra governo, banche e Cdp- in condizione di essere pagati. Purtroppo devono sottostare a una procedura che prevede la certificazione del credito sul sito del governo. Ma se l’operazione è complicata dal punto di vista procedurale, il concetto è molto semplice”.

Nella condizione di pagare “TUTTI i debiti”
“Entro il 21 settembre -viene assicurato- abbiamo messo a disposizione i soldi per pagare tutti i debiti di parte corrente. Purtroppo non tutti sono stati pagati perché il procedimento richiede un comportamento attivo (registrazione) da parte delle aziende. In un mondo normale il pagamento dovrebbe essere automatico. Purtroppo l’assurdo meccanismo del passato e l’inefficienza di molto enti locali impone di usare questa procedura. Ma – questo e il punto chiave – lo Stato si è messo nelle condizione di pagare TUTTI i debiti”.

tratto da rainews24.it 21.09.2014

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Usura, anatocismo e anomalie su conti correnti : Indagati…

  • 12 Giugno 2014
  • by raffaele

Sotto accusa anche il presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, ex capo

della vigilanza di Bankitalia, e l’ex ministro dell’Economia Saccomanni.

Secondo i pm, gli istituti avrebbero alterato i tassi effettivi globali (Teg),

falsati poiché più bassi di quelli effettivamente praticati.

 

Per concorso in usura bancaria sono indagati a Trani i vertici di Bnl, Unicredit, Mps e di Banca popolare di Bari (Bpb). Tra le 62 persone a cui sono state notificate l’avviso di fine indagine ci sono anche il presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, in qualità di ex capo della Vigilanza di Bankitalia, e il ministro dell’Economia del governo Letta Fabrizio Saccomanni, ex d.g. di Bankitalia. I pm contestano tassi usurari su finanziamenti.

Il reato di usura (bancaria) continuata ed aggravata viene contestato dalla procura di Trani ai danni di alcuni clienti-imprenditori del barese delle banche sottoposte ad accertamenti in relazione a finanziamenti concessi prevalentemente sotto forma di anticipazioni su conto corrente.

Tassi falsati – Secondo il pm inquirente, Michele Ruggiero, il reato di usura è stato compiuto dagli organismi di governance e di controllo delle banche con il concorso morale degli ex vertici di Bankitalia e di un attuale dirigente del dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia e Finanze. Questi ultimi – secondo l’accusa – contravvenendo alle disposizioni della legge sull’usura, prescrivevano alle banche di calcolare (attraverso una particolare formula algoritmica) gli oneri dei finanziamenti concessi in rapporto al credito ‘accordato’, anziché (come richiesto dalla legge) a quello effettivamente ‘erogato/utilizzato’ dal cliente, così precostituendo le condizioni per una elaborazione (e successiva segnalazione a Bankitalia) da parte della banche di tassi effettivi globali (cosiddetti Teg) falsati poiché più bassi di quelli effettivamente praticati.

Di conseguenza – secondo le indagini della Guardia di Finanza – gli interessi/remunerazioni applicati dalla banche alla clientela per determinate categorie di finanziamenti (in forma di anticipazioni sul conto corrente) risultavano sempre entro i limiti dei ‘tassi soglia’, pur essendo in concreto ad essi superiori e, come tali, usurari.

Per il ruolo avuto in Bankitalia sono indagati anche l’ex direttore generale Vincenzo Desario, e gli ex capi della Vigilanza succedutisi nel tempo: Francesco Maria Frasca, Giovanni Carosio, Stefano Mieli e Luigi Federico Signorini. Per il ministero dell’Economia è indagato Giuseppe Maresca, a capo della quinta direzione del dipartimento del Tesoro. Agli otto indagati viene contestato di aver – tra il 2005 e il 2012 – adottato consapevolmente determinazioni amministrative in contrasto con la legge sull’usura fornendo consapevolmente un “contributo morale necessario” ai fatti-reati di usura “materialmente commessi dalle banche”.

Indagati Abete, Gallia, Profumo e Ghizzoni – Sotto accusa anche il presidente del Cda di Bnl Luigi Abete e l’a.d. Fabio Gallia; per Unicredit l’ex a.d. Alessandro Profumo, ora presidente del Cda di Mps, e l’attuale a.d. Federico Ghizzoni; per Mps l’ex presidente Giuseppe Mussari e il suo vice Francesco Gaetano Caltagirone.

Le aziende ritenute danneggiate dal comportamento delle banche sono del nord barese: Bnl – secondo i conteggi della pubblica accusa – con l’applicazione dei tassi usurari avrebbe lucrato oltre 53mila euro; il gruppo Unicredit più di 15mila euro; Mps circa 27mila euro, Banca Popolare di Bari solo 296 euro.

Unicredit: accusa infondata – “Unicredit ritiene infondato l’impianto accusatorio”. Così l’istituto di credito replica al provvedimento della Procura di Trani. La banca sottolinea quindi di riporre “piena fiducia nell’operato dell’organo giudicante e confida che, come è avvenuto in casi analoghi che hanno interessato e interessano l’intero settore bancario, venga riconosciuta l’assoluta correttezza dell’operato” dell’istituto.

 

tratto da tgcom24.it 10.06.14

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Lavoro, la strage degli artigiani: in 5 anni spazzate…

  • 2 Maggio 2014
  • by raffaele

In cinque anni è come se ci fosse stato un ciclone. Un ciclone che ha spazzato via ben 75.500 imprese artigiane, la spina dorsale dell’economia italiana. Colpa della crisi. Complici la burocrazia, le tasse e la stretta creditizia. E se anche nel primo trimestre di quest’anno si registra qualche timido segnale di ripresa, la situazione è drammatica: sotto il profilo occupazionale e dei consumi. Su 75.500 aziende artigiane, 12mila operavano nel ‘ricco’ Nordest.

Artigianato comparto più colpito 
I numeri, dice la Cgia di Mestre (Associazione degli artigiani e delle piccole imprese), fotografano “una situazione pesantissima che consente di dire che l’artigianato è stato il comparto più colpito dalla recessione che si è abbattuta in questi anni nel Paese”. Le costruzioni, i trasporti e il manifatturiero i settori con le performance peggiori. “Non potendo contare su nessun ammortizzatore sociale – segnala Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – molti artigiani, dopo la chiusura dell’attività, non hanno trovato nessun altro impiego e sono andati a ingrossare il numero dei senza lavoro, portandosi appresso i debiti accumulati in questi anni e un futuro tutto da inventare”.

Solo in Veneto perse quasi 10mila attività
Nel Veneto la situazione ha assunto i toni di una vera debacle. Tra il 2009 e il 2013 mancano all’appello 9.800 imprese artigiane. Di queste, 2.187 operavano in provincia di Treviso, 1.949 a Verona, 1.848 a Vicenza e 1.836 a Venezia. Si stima che in questo quinquennio la contrazione occupazionale dell’artigianato veneto sia stata di circa 28.000 unità.

tratto da rainews.it del 24.04.14

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DIMEZZATI I DEBITI SE LA FAMIGLIA VA IN DEFAULT,…

  • 9 Gennaio 2014
  • by raffaele

Negli ultimi mesi ci siamo abituati a sentir parlare di debito, default, fallimento controllato e altri termini tipici del vocabolario della crisi relativamente a Stati, banche o aziende. Esiste però un sovraindebitamento anche a livello individuale o familiare, che ha creato i presupposti per l’introduzione della Legge 27/01/2012 n.3, modificata con il D.L. 18/10/2012 n. 179, denominata “Legge sulla Composizione della Crisi da Sovraindebitamento”. Un vero e proprio piano del consumatore che rappresenta un valido strumento per aiutare le famiglie (o i singoli consumatori) che si trovano in particolare difficoltà.

IL CASO DI PISTOIA – Si tratta di un’assoluta anteprima per l’ordinamento italiano che ha visto nascere per la prima volta a Pistoia, grazie al Movimento Difesa del Cittadino, un piano del consumatore. Nel caso specifico una consumatrice, pensionata, si è  sovraindebitata per aiutare il figlio che, ammalatosi improvvisamente, non è più stato in grado di portare avanti la propria azienda e di provvedere al sostentamento della figlia. Con l’aiuto del Movimento Difesa del Cittadino (che ha istituito lo sportello pilota sul sovraindebitamento delle famiglie) la signora ha presentato al Tribunale di Pistoia l’istanza per dare avvio alla procedura di sovraindebitamento, prevista dalla recentissima legge 3/12, entrata in vigore nel 2013, che ha introdotto nel nostro ordinamento le procedure per la crisi dei soggetti “non fallibili”, ovvero i soggetti che non soddisfano i requisiti previsti dalla Legge Fallimentare per il ricorso alla procedure da questa disciplinate. Tra questi soggetti “non fallibili” rientra appunto il consumatore, per il quale è stato predisposto un piano di ristrutturazione ad hoc dei debiti.
La pensionata ha potuto così presentare al Tribunale un piano di ristrutturazione dei debiti, commisurato alla sua situazione attuale. Un piano, omologato dai giudici, che prevede ora lo stralcio di circa il 50% dell’indebitamento ed il pagamento del residuo 50% in 90 rate mensili (dunque con una dilazione di 7 anni e mezzo), somma che è stata calcolata, detraendo dalla pensione, le spese mensili necessarie per il sostentamento del nucleo familiare. Le risorse monetarie per pagare i creditori, pur non essendo oggi disponibili, saranno ottenute anche rientrando in possesso del quinto della pensione già ceduto ad una finanziaria.
LA PROCEDURA – Uscendo dal caso specifico pistoiese, la procedura base è la seguente:
– il piano di ristrutturazione del debito viene prima vagliato dal Giudice assegnatario, e in seguito presentato ai creditori.
– Il piano di esdebitazione viene approvato con il consenso dei creditori che rappresentano il 60% del debito complessivo.
– Il piano viene predisposto da un professionista, presentato al Giudice il quale fisserà un’udienza dove i creditori potranno partecipare per fa valere osservazioni in merito. Se i creditori, approveranno il piano con la maggioranza prima indicata, il Giudice omologherà l’accordo, di conseguenza tutte le procedure esecutive verranno sospese e il debitore potrà tirare un sospiro di sollievo. Sarà in futuro possibile modificare l’accordo ove dov’essero cambiare le condizioni economiche del debitore.
Per ottenere l’omologazione dell’accordo di ristrutturazione dei debiti, cioè l’approvazione da parte del Tribunale, divenendo lo stesso obbligatorio tra le parti, è necessario come accennato che siano d’accordo i creditori rappresentanti almeno il 60% per cento dei crediti. Il consenso del 60% dei creditori non è invece richiesto per l’omologazione del piano dei creditori, ma in questo caso il Tribunale ha dei poteri di controllo stringenti tra cui deve:
1) escludere che il consumatore ha assunto debiti senza la ragionevole prospettiva di poterli adempiere;
2) escludere che il consumatore ha per propria colpa determinato il sovraindebitamento, anche attraverso un ricorso al credito non proporzionato alle proprie capacità patrimoniali.
tratto da qf 09.01.2014

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